lunedì 23 dicembre 2013

Natale, occasione di ri-nascita.

La ricorrenza della nascita di Gesù è ormai dietro l'angolo.
Assieme a questo evento ormai targato come mediatico e commerciale, dietro l'angolo ci stanno un sacco di altre cose che, ai nostri occhi, appaiono certamente più concrete, più palpabili ... vere.
Certo, anche Gesù è vero, nel senso che è esistito, ma per molti è ancora difficile comprendere la portata del suo messaggio d'Amore, della Verità di cui si è fatto carico e che ancora oggi cerca di trasmettere a tutti noi.
Dietro l'angolo dicevo, troviamo anche la grande povertà dei giorni nostri.
Non solo quella povertà materiale imputata, in maniera falsa e ipocrita, alla mancanza di crescita economica, ma anche una povertà etica, di senso della collettività, di partecipazione al senso profondo della Vita e del Creato.
Queste cose in realtà, come Gesù, non stanno dietro l'angolo, ma davanti ai nostri occhi ogni giorno ed ogni giorno abbiamo la possibilità di rendercene conto, di lasciare che tutto ciò pervada il nostro cuore, il nostro sentire. Ogni giorno può essere Natale, perché ogni giorno è il momento adatto per una ri-nascita.
Mi piace ricordare il mio scorso Natale passato al Cairo a Cordi Jesu, la missione dei padri comboniani, assieme a tutti gli amici conosciuti, amati e radicati nel mio cuore.
Nel ricordo di quei giorni desidero condividere con voi, amici, la lettera di Natale di Padre Diego che al Cairo segue la comunità dei rifugiati sudanesi.
Vi auguro un sereno Natale di ri-nascita.
Salam,
Simonetta

Natale: onnipotenza al rallentatore
Quando Dio decise di fare il contadino, e non l'imperatore

Carissimi amici e amiche di Cogollo, Piovene, e dintorni!!

Un abbraccio dal Cairo. Questa volta vi mando un abbraccio freddo, non tanto per il clima – che ha portato la neve anche nella terra dei faraoni, dopo decenni – ma soprattutto perché quest’anno più che mai il mio cuore arriva a Natale spezzato in due. Da una parte sono molto felice e soddisfatto, quasi estasiato. Dall'altra, quello che sta succedendo in questi giorni in Sud Sudan mi riempie di una tristezza e un’amarezza che davvero ottenebrano la luce di questo Natale. E – ad essere precisi – il Natale è la festa della luce che “le tenebre non hanno potuto sovrastare” (Giovanni 1:5).

Ho pensato a lungo a quale delle due metà del mio cuore dovesse scrivere questa lettera, e alla fine mi sono accorto che sono due facce della stessa medaglia. Come la povertà, che ha le due facce della semplicità e della miseria, così l’incarnazione di Dio ci parla di due misteriose lentezze: quella dell'imperatore e quella del contadino.

Gli imperatori e i potenti della terra sono lenti perché – a duemila anni dalla sua venuta – ancora non sanno dove trovarlo, il re dell’universo. Lo cercano nei palazzi, nel successo, ma non lo trovano. Troppo dura, per loro, uscire dai palazzi e cercare altrove. Così pure dopo 40 anni di guerra, i leader del Sud Sudan ancora non sanno trovare la via della pace. Troppo duro per loro cambiare modi di risolvere i problemi. Noi tutti, nella vita quotidiana, siamo lenti nel voler ascoltare il messaggio di Gesù: diciamo che è difficile, quando invece è semplicissimo. Il fatto è che ci fa comodo pensare che sia difficile, così non ci sentiamo in colpa. 
La beffa sta nel fatto che spesso accusiamo Dio di essere lento. Sì, Dio si è fatto lento, ma quando invece di usare la bacchetta magica è sceso in terra, ha assunto la nostra natura (fragile) e si è fatto uomo. Dio non è un elicottero delle Nazioni Unite. Dio è un germoglio che spunta lì dove il ghiaccio credeva di averla avuta vinta sul terreno fertile.

E questo mi porta all'altro lato del mio cuore, quello pieno di speranza. Quello che crede nella potenza della lentezza. Dio incarnato è potenza nel tempo. Onnipotenza rinchiusa in un piccolo, insignificante bambino. Onnipotenza del seme che cresce, del messaggio che entra, senza che venga detta parola. L’onnipotenza degli esempi, contro il mito di potenza delle parolone. 

Martin Luther King, nel suo stupendo messaggio “I have a dream” ha detto “con questa speranza, estrarremo un sassolino di speranza dalla montagna della disperazione”. In qualche modo, è quello che i miei studenti e io stiamo facendo in queste settimane, pubblicando un libro di storie scritte da loro, in cui si prendono il lusso di sognare (si, anche i poveri sognano). Vi mando la foto che metteremo sulla copertina.
Questo è Natale: speranza, nonostante tutto. Non ce ne servono vagoni. Ce ne basta poca, la speranza di un seme. Nella fiducia che il seme, piano piano, crescerà.

Buon Natale a tutti!!
Abuna Diego


martedì 10 dicembre 2013

Sospiri di lontananza ... Embaba

Seduta nel soggiorno di casa, come sottofondo Calypso di De Gregori, riordino alcune foto e come ci fosse una calamita, vado a rivederne un po' di quelle fatte lungo la mia permanenza al Cairo.
Embaba, il quartiere di Michael e Mina. Il ponte che attraversa il Nilo per arrivarci è detto il "ponte di ferro" e fu progettato da Eiffel. 
Forse a qualcuno sembrerà impossibile, o quantomeno strano, ma di quello strano agglomerato, di quel guazzabuglio che è il Cairo, ho nostalgia. 
Dunque, sospiro.
Salam, habibi!

















venerdì 6 dicembre 2013

Il mondo si inchina davanti a Nelson Mandela

È morto Nelson Mandela.
Mentre sentivo il giornale radio delle 7.30 in macchina, la sua voce, i commenti, la storia … mi è venuto da piangere che ho sentito profondamente il peso della responsabilità dell’occidente verso l’Africa.
Ho sentito come un disagio interiore che mi ha fatto capire, in parte, questa mia ancestrale attrazione per quel mondo. Si tratta di una diversa povertà la loro dalla nostra. 
Una storicità, un background diverso: come e cosa sarebbe stata l’Africa, in questo particolare caso il Sudafrica, se l’occidente non vi avesse messo la mano, una mano così pesante facendola da padrone?
Cosa? Come?
Eppure, anche dinanzi alla profonda tristezza che provo, sono consapevole che “è tutto perfetto così”.
Lo è nella misura in cui mi consente di sentire ciò che sento e, quindi, di decidere intimamente che quello è per me un orizzonte possibile, se Dio vuole. 
E se non si concretizzerà, certamente mi da la misura di ciò che sento, quindi sono.
È la misura del mio sentire e del conseguente agire. 
Determina il mio piccolo mondo, le mie piccole azioni.
Disegna i contorni dei miei sogni e dei miei desideri. 
Fa luce lungo il mio Cammino.
Oggi il mio pensiero assieme ad un profondo inchino, vanno Nelson Mandela.
Simo 

Il mondo si inchina davanti a Nelson Mandela

di Paul Wang

Il leader sudafricano si è spento ieri sera all'età di 95 anni. E' stato il primo presidente nero del suo Paese. Il ricordo di Desmond Tutu e di FW De Klerk: Ha insegnato a vivere insieme ad una nazione divisa. L'elogio di Aung San Suu Kyi e del Dalai Lama, premi Nobel per la pace. Anche la Cina lo definisce "amico", anche se molte petizioni di Mandela per il Tibet e per i dissidenti sono rimaste inascoltate.

Hong Kong (AsiaNews) - La morte di Nelson Mandela, il leader anti-apartheid che ha portato alla liberazione del Sudafrica e alla riconciliazione del Paese, ha colpito tutto il mondo. Statisti, Premi Nobel, prigionieri di coscienza hanno espresso la loro partecipazione al lutto del Sudafrica.

Mandela, che era malato da tempo ai polmoni, è morto ieri sera verso le 21, all'età di 95 anni. Il suo decesso è stato annunciato dal presidente Jakob Zuma con le parole: "La nostra nazione ha perso il suo figlio più grande".

Il suo alleato di tante lotte, l'arcivescovo anglicano Desmond Tutu, ha commentato la morte del leader dicendo che "Dio è stato buono con noi in Sudafrica dandoci Nelson Mandela come presidente in un momento cruciale per la nostra storia". Riferendosi alla fine dell'apartheid e al nuovo Sudafrica nato nel '90 senza spargimenti di sangue, ha aggiunto: "A una nazione divisa [egli] ha insegnato a vivere insieme".

Il segretario dell'Onu, Ban Ki-moon, lo ha definito "un gigante della giustizia e un uomo concreto per ispirazione... Molti nel mondo sono stati influenzati dalla sua lotta disinteressata per la dignità umana, l'uguaglianza e la libertà".

Mandela, primo presidente nero del Sudafrica, nel 1993 ha vinto il Premio Nobel per la pace insieme a FW de Klerk, l'ultimo presidente bianco del Paese. De Klerk, che nel 1990 ha liberato Mandela dalla lunga prigionia, lo ha definito "un unificatore" e una persona che - nonostante quanto abbia subito - "mancava di amarezza".

Aung San Suu Kyi, un altro Premio Nobel per la pace, come Mandela ha passato molti anni in prigionia. Per lei Mandela "è stato un grande essere umano che... ci ha fatto comprendere che possiamo cambiare il mondo".

Il Dalai Lama, anch'egli Premio Nobel, ha dichiarato che sentirà la mancanza di un "caro amico". "Il miglior tributo che possiamo offrire per lui - ha aggiunto - è fare tutto il possibile per onorare l'unità dell'umanità e lavorare per la pace e la riconciliazione, come lui ha fatto".

Curiosamente, nel coro degli elogi, la Cina si trova fianco a fianco con il Dalai Lama. Hong Lei, portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, ha detto che Mandela "non è solo guardato come 'il padre della nazione' sudafricana, ma ha anche guadagnato il rispetto e l'amore della gente in tutto il mondo" e ha aggiunto che proprio Mandela ha dato uno storico contributo allo sviluppo delle relazioni Sino-Sudafricane.

Va detto che Mandela - insieme a Tutu e molti altri premi Nobel - hanno spesso perorato la causa del Tibet e di altri dissidenti cinesi, come Liu Xiaobo, ma si sono scontrati con la sordità del regime cinese.

Su uno dei tanti post disseminati su internet, si legge: "Un grande uomo è morto. Mandela è grande perché ha continuato a combattere su una via non violenta, pur di fronte a un mondo ingiusto; dopo essere salito al potere, ha promosso la riconciliazione e non la vendetta fra differenti gruppi etnici; egli si è anche allontanato dal potere... Era un uomo con un reale senso della sua missione - il tipo di persona che manca nella Cina attuale".

lunedì 2 dicembre 2013

Nella nuova Costituzione egiziana libertà religiosa, ma troppo potere ai militari

Presentata ieri, la bozza del documento riconosce il rispetto dei diritti umani, la libertà religiosa e di culto. Cristiani, donne, portatori di handicap e altre categorie avranno quote di rappresentanza, ma il testo non precisa ancora la loro entità. Polemiche sui troppi poteri dati all'esercito e al governo ad interim. P. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica: "La nuova costituzione sarà solo un 'buon testo' scritto per accontentare tutti, oppure un efficace strumento legislativo in grado di cambiare il Paese?".

2 dicembre 2013

Il Cairo (AsiaNews) - Libertà di culto e religiosa, possibilità di costruire chiese ed edifici religiosi, quote di rappresentanza in parlamento e nelle amministrazioni locali per cristiani, donne e portatori di handicap, pieno rispetto della vita umana, ma anche corte marziale per i cittadini autori di attacchi contro i militari. Sono alcuni passi della nuova Costituzione presentata ieri sera dall'Assemblea costituente egiziana. Dopo l'approvazione al Senato (Shura), i 247 articoli della bozza saranno sottoposti a un referendum popolare entro il gennaio 2014.

Intervistato da AsiaNews, p. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, sottolinea che il "documento è ricco di cambiamenti positivi", tuttavia "delude le aspettative dei cristiani". Il sacerdote parla l'introduzione della quota di rappresentanza come una  "discriminazione positiva", che da un lato offre ai cristiani la possibilità di avere rappresentanti eletti e in parlamento e negli enti locali, dall'altra tradisce il concetto di uguaglianza politica e sociale rispetto ai musulmani.  

P. Greiche rilevano anche il grande impegno di Antonios Aziz, rappresentante per la Chiesa cattolica nell'Assemblea costituente, che si è battuto per inserire nel documento riferimenti all'Enciclica "Humanae Vitae" di Paolo VI, in particolare il rispetto dei diritti dell'infanzia e delle donne, il diritto all'istruzione e la difesa della vita. Il sacerdote avverte però che gli pur presentando molte novità, la bozza, e in futuro la nuova Costituzione, potrebbe restare un semplice documento scritto fatto di parole e non di fatti: "Come avviene per ogni costituzione anche quella egiziana avrà significato solo se applicata sul campo". La domanda è se essa sarà solo un 'buon testo' scritto per accontentare tutti, oppure un efficace strumento legislativo in grado di cambiare il Paese".

Dalla deposizione di Mohamed Morsi l'Egitto è piombato in un clima di caos e tensione. Da settimane gli studenti islamisti manifestano davanti all'Università d'ingegneria del Cairo contro il governo ad interim e la nuova legge che blocca le manifestazioni non autorizzate. Ieri un giovane è stato ucciso da un colpo di pistola. L'omicidio è stato subito attribuito a un agente di polizia, ma gli investigatori hanno scoperto che il proiettile non fa parte delle munizioni in dotazione alle forze dell'ordine. Nell'Alto Egitto i cristiani continuano a subire violenze e attacchi da parte della maggioranza musulmana. L'ultimo è avvenuto lo scorso 28 novembre a Wabor (Minya). Un gruppo d'islamisti del vicino villaggio di Hawarta ha assaltato e distrutto abitazioni e negozi della comunità copta ortodossa. Gli islamisti si sono ritirati solo dopo l'intervento congiunto di polizia ed esercito, che però si è limitato a disperdere la folla senza arrestare gli autori delle violenze.  

L'applicazione delle leggi e il reale rispetto dei diritti umani da parte del governo e della società restano uno dei problemi fondamentali dell'Egitto. Nonostante i cambiamenti rispetto al documento presentato durante il governo islamista di Mohamed Morsi, in molti hanno criticato la nuova bozza che darebbe ancora troppo potere al governo ad interim. Un esempio è l'articolo 204 che vieta i processi militari per i civili "tranne i casi di attacchi diretti alle istituzioni delle forze armate, agli edifici e tutto ciò che cade sotto l'autorità militare". La Corte marziale è prevista anche nei casi di attacchi diretti contro esponenti soldati e ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni. Sotto accusa vi sono anche gli articoli 229, 243 e 244, relativi al punto 2 del capitolo 6 della Carta che riguarda il periodo di transizione politica. L'art. 229 che in un primo tempo prevedeva riservava i due terzi del parlamento a politici indipendenti con solo un terzo proveniente da liste di partito è stato lasciato in sospeso. La questione sarà decisa nei prossimi mesi dal presidente ad interim Adly Mansour.

Gli altri due articoli contestati sono il 243 e il 244, riguardanti la rappresentanza politica di donne, cristiani, giovani, lavoratori, contadini e portatori di handicap. Nella precedente versione  era già stato stabilita la quota specifica per ogni categoria, ma i costituenti hanno preferito lasciare in sospeso anche questo punto, sottolineando che "ogni minoranza avrà una rappresentanza adeguata". Fra gli articoli contestati vi è il 230 che definisce la time-line elettorale. La prima versione imponeva elezioni parlamentari dopo un periodo minimo di 30 giorni e un massimo di 90 giorni dalla ratifica della costituzione, ed elezioni presidenziali entro 30 giorni dalla convocazione del parlamento. Nella nuova versione è stata eliminata la successione temporale che impone prima le elezioni parlamentari e in seguito quelle presidenziali. Essa afferma, senza specificare, che "le elezioni si dovranno svolgere entro sei mesi dalla ratifica del documento", mentre la campagna elettorale potrà iniziare dopo un mese dall'approvazione della Costituzione. (S.C.)


mercoledì 13 novembre 2013

Egitto: cancellato lo stato di emergenza, resta il coprifuoco in alcune aree

La legge speciale era entrata in vigore lo scorso 14 agosto, durante gli scontri con i Fratelli Musulmani. Su ordine di un tribunale egiziano il nuovo provvedimento entrerà in vigore nel pomeriggio di oggi. L'esercito dichiara che continuerà ad applicare lo stato di emergenza e il coprifuoco nelle aree sensibili in attesa di una notifica ufficiale.


13 novembre 2013
Il Cairo (AsiaNews/Agenzie) - L'Egitto cancella lo "stato di emergenza" entrato in vigore il 14 agosto dopo gli scontri con i sostenitori dell'ex presidente islamista Mohamed Morsi e gli attacchi degli estremisti islamici contro i cristiani. Un tribunale egiziano ha infatti ordinato lo stop alle leggi speciali, che impongono il coprifuoco dall'una del mattino fino alle sette. Le autorità avevano fissato per domani lo scadere del provvedimento. Secondo gli osservatori internazionali, la fine dello stato di emergenza è "un passo positivo verso il ritorno alla normalità del Paese".

Il governo egiziano aveva deciso a metà settembre di prorogare lo stato di emergenza di altri due mesi, a causa dei continui attacchi islamisti contro i cristiani e le postazioni militari nella regione del Sinai. Il provvedimento dovrebbe entrare in vigore oggi alle 16.00 (ora locale).

Sherif Shawky, portavoce del gabinetto di governo egiziano, ha dichiarato che le autorità accettano la decisione della corte e che la legge speciale verrà revocata in conformità con la sentenza del tribunale. Tuttavia Ahmed Ali, portavoce dell'esercito, ha sottolineato che in attesa di una notifica ufficiale i militari "continueranno a far rispettare il coprifuoco notturno". Il provvedimento è già entrato in vigore a Sharm el-Sheikh e in tutto il governatorato del Mar Rosso.

Secondo la costituzione ad interim varata dal presidente Adli Mansour, l'estensione dello stato di emergenza avrebbe richiesto un referendum. In questi mesi la legge speciale ha concesso ai militari il potere di arrestare le persone che violavano le ore del coprifuoco. Ciò ha permesso il fermo di oltre 2 mila islamisti, fra cui la maggior parte dei vertici dei Fratelli Musulmani, al momento in carcere insieme all'ex presidente Morsi.

La legge che prevede lo stato di emergenza è stata applicata in diverse occasioni dal 1967 al 1981. Dopo la morte del presidente Anwar al-Sadat nel 1981, il suo successore Hosni Mubarak ha esteso il provvedimento a tempo illimitato. Esso è stato cancellato solo nel febbraio 2011, anno della caduta del leader in seguito alle proteste della Primavera araba.



lunedì 4 novembre 2013

Inizia il processo contro l'ex presidente Mohamed Morsi

4 novembre 2013 
Insieme a leader dei Fratelli musulmani è accusato di aver istigato ad uccidere dimostranti oppositori. Grande dispiego di forze di sicurezza, mentre gli islamisti programmano manifestazioni di protesta. Timori per un ritorno al potere dei militari.


Il Cairo (AsiaNews/Agenzie) - Inizia questa mattina il processo contro l'ex presidente Mohamed Morsi e altri 14 responsabili dei Fratelli musulmani. Tutti sono accusati di aver istigato all'uccisione di dimostranti durante alcune manifestazioni anti-Morsi lo scorso dicembre.

L'ex presidente è già arrivato nella sede del tribunale trasportato in eliccottero da un luogo segreto. Le forze di sicurezza - con almeno 20mila poliziotti - sono in allerta contro possibili dimostrazioni e scontri dei sostenitori di Morsi.

Il processo si svolge nello stesso edificio dell'accademia di polizia del Cairo, dove si tiene anche il processo contro il predecessore di Morsi, Hosni Mubarak.

Una rivolta popolare aveva fatto cadere Mubarak nel 2011, facendo sperare in un miglioramento economico e in una maggiore democrazia. La vittoria di Morsi - seppure conquistata attraverso elezioni legati dal punto di vista formale - ha portato a un sempre maggior potere dei Fratelli musulmani (Fm), che hanno tentato di occupare tutti i posti di comando. Come risultato vi è stata un'islamizzazione sempre più grande del Paese e un fallimento dell'economia.

La scorsa estate decine di milioni di egiziani hanno manifestato contro Morsi chiedendone la caduta. L'esercito, dicendo di rispondere al volere del popolo, ha deposto Morsi e promesso una road-map per una nuova costituzione ed elezioni libere e democratiche. La deposizione di Morsi - seppure voluta da molti musulmani e perfino dai salafiti - ha generato molte violenze contro i cristiani - con attacchi e incendi di chiese, abitazioni e negozi di cristiani - e a una serie di attentati contro i militari. Nel tentativo di garantire l'ordine, le organizzazioni dei Fratelli musulmani sono stati messi fuorilegge e diversi loro leader sono stati arrestati.

La società egiziana è tesa e divisa. Alcuni giorni fa, tre giudici che dovevano giudicare il capo dei Fm, Mohammed Badie, e due suoi aiutanti, si sono dimessi dall'incarico. In occasione del processo contro Morsi, i suoi sostenitori hanno proclamato alcune manifestazioni, ma non è chiaro se sarà loro possibile radunarsi dato il pesante schieramento di militari.

Alla vigilia del processo, il giornale Al Watan ha postato un video sul suo sito, in cui si vede Morsi nel suo luogo di detenzione, mentre parla con alcuni sconosciuti del suo processo. Vestito con una tuta sportiva, egli afferma che la sua deposizione è "un crimine" in qualunque modo lo si guardi.

Secondo i Fm, la deposizione di Morsi è stata un colpo di Stato militare ad opera del gen. Abdel Fattah al-Sisi; secondo oltre 30 milioni di egiziani - che ne hanno chiesto la caduta - essa è un atto di libertà. Ma molti temono che i militari possano ritornare al potere come è stato dai tempi di Gamal Abdel Nasser.

martedì 29 ottobre 2013

Guarisci presto Nermin! Ti penso :-)


Qualche giorno fa Nermin, una delle "figlie" grandi di mamma Suor Teresa, è stata investita da una macchina mentre attraversava la strada.
Mi scrive Sr Teresa:
"Lunedì scorso Nermin mentre attraversava Salah Salem, è stata investita da una macchina assieme ad altre due giovani. Le due giovani sono morte, ma Nermin ha preso una botta in testa e le sono stati rotti tutti e due piedi. Intanto ha fatto operazione alle gambe, adesso sta abbastanza bene, ancora nell'ospedale, fra qualche giorno uscirà. Ringraziamo il Signore che ancora viva."
Pubblico due foto dei ragazzi fra cui c'è anche Nermin. La prima è stata fatta durante la festa della Pasqua e l'altra in Chiesa.
Auguri Nermin, che tu possa guarire presto!
Un grande abbraccio
Simonetta



venerdì 18 ottobre 2013

Ya Balady.

L'Egitto nelle piazze


Riflessione sull'Egitto post-rivoluzionario

Avvenire - 17 ottobre 2013 - L'ANALISI 
di padre Giuseppe Scattolin missionario comboniano

Cairo 14/9/2013, Festa della Santa Croce.

30 giugno 2013: una data da ricordare

In piazza Tahrir, come in moltissime altre piazze di tutto l'Egitto, e pure davanti a moltissime case, gli egiziani scesero a milioni per dimostrare la propria estrema scontentezza del regime dei Fratelli Musulmani e del presidente Morsi, eletto esattamente un anno prima. Scontentezza per le molte speranze andate deluse. Si parla di 30 milioni di persone. Una dimostrazione unica nella storia delle rivoluzioni. Dimostrazione pacifica, senza violenza. Dopo qualche mese di preparazione e di raccolta di firme, il movimento popolare Tamarrod (in arabo: ribellione) era riuscito a muovere milioni di persone per rovesciare il regime dei Fratelli Musulmani che ormai aveva trasformato la democrazia in una dittatura ideologica. Sono sceso anch'io in strada per partecipare a tale evento, storico per l'Egitto. 

Andando verso Tahrir, si respirava un'aria di festa. Un fiumana di gente andava e veniva dalla piazza, il ponte dei Leoni era stracolmo. Alcuni carri armati erano lì a presidiare. I soldati erano scesi e si mescolavano alla gente. Naturalmente, le ragazze erano fiere di farsi fotografare con qualche soldato, e questi più che fiero nel lasciarsi fotografare assieme a loro. Un paio di elicotteri dell'esercito volteggiavano sopra la folla, inseguiti dai raggi verdi delle penne laser; musica, canti, balli, e tutto il resto del folklore proprio del popolo egiziano. Si respirava un'aria di libertà, di gioia, di sollievo, di speranza, dopo un periodo duro, passato sotto un regime che aveva sempre più esercitato la dittatura della maggioranza, escludendo le minoranze da ogni seria partecipazione all'elaborazione delle istituzioni democratiche. Anzi, il presidente Morsi, con un discusso decreto presidenziale del 22 Novembre 2012, aveva avocato a sè pieni poteri che nessuno avrebbe più potuto contestare. Ormai le istituzioni statali erano sotto attacco: allontanato il Presidente della Corte Costituzionale, sostituiti ministri e governatori con esponenti del partito del presidente, intellettuali minacciati, emittenti televisive e giornali sotto tiro. Economia in caduta libera, disoccupazione alle stelle, prezzi in continuo aumento... Tutte le promesse delle elezioni erano evaporate... Verso aprile era comune, salendo sui mezzi pubblici, sentire la gente che criticava apertamente il regime, senza curarsi se ci fossero delle spie che potessero riferire le loro parole... Il popolo non ne poteva più...!

L'esplosione di gioia del 30 giugno è difficilmente comprensibile da chi non era stato partecipe della prima rivoluzione del 25 gennaio 2011, 'scippata' da forze esterne agli attori della rivoluzione, soprattutto i giovani. Invece di avviare un processo serio verso la creazione di istituzioni democratiche condivise, come in Tunisia, l'esercito egiziano dopo la caduta di Mubarak aveva preso in mano il potere e dopo un anno lo aveva passato ai Fratelli Musulmani, a Mohamed Morsi, il nuovo presidente eletto con elezioni più che discutibili e con una stretta maggioranza del 51%. Dopo un anno di regime autoritario, il popolo egiziano non vedeva l’ora di riprendere in mano il proprio destino e di poter determinare da sè quale sia il 'vero presidente legittimo', al di là dei trucchi del potere e delle connivenze occulte tra esercito, Fratelli Musulmani e varie potenze estere. Il movimento Tamarrod, che aveva organizzato il referendum per le dimissioni del presidente (con circa 22 milioni di firme, anche se sul numero si può discutere…), è riuscito a portare in piazza più di 30 milioni di persone, dando al presidente un ultimatum: entro 48 ore, dimissioni e referendum popolare, oppure disobbedienza civile, con il rischio di duri e sanguinosi scontri con il partito al potere che non avrebbe certamente accettato facilmente di perdere, appena un anno dopo, il potere che aveva rincorso per oltre 80 anni di persecuzioni e carcere!!

La risposta da parte del presidente è stata ripetutamente negativa: “...sono io l'unico presidente legittimo, democraticamente eletto!” Qualcuno aveva fatto notare che molti dittatori (vedi Hitler o Mussolini) erano stati anch'essi democraticamente eletti, ma che, come tutti sanno, quando un presidente diventa...un dittatore, perde la sua legittimità... Discorso inascoltato dai seguaci del presidente, ma anche da molti occidentali!

La tensione era alta... si temeva una catastrofe. Fu in quel momento che il generale al-Sisi, Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Egiziane, entrò in campo per scongiurare che la situazione degenerasse in un conflitto civile, come spiegò di recente in una lunga intervista. Egli fece sue le richieste del popolo egiziano, propose al presidente di indire il referendum richiesto, altrimenti l'esercito avrebbe preso in mano il potere. Dopo l’ennesimo rifiuto, il generale mise in pratica la sua minaccia e fece mettere il presidente agli arresti. Dopo lunghe consultazioni con la società civile, partiti, sindacati, associazioni varie, anche con i rappresentanti delle due religioni ufficiali, i musulmani sunniti rappresentati dal Azhar e i copti ortodossi rappresentati da Papa Tawadros, il generale al-Sisi nominò un presidente temporaneo, Adly Mansour, Presidente della Corte Costituzionale, e questi a sua volta scelse un governo di tecnocrati per guidare la transizione, e formò una Commissione Costituente, composta dai rappresentanti di tutte le tendenze politiche, per preparare la nuova Costituzione e per procedere a nuove elezioni presidenziali e parlamentari. Questo era il percorso giusto che si sarebbe dovuto seguire dopo la rivoluzione del 25 gennaio (come in Tunisia), e che per ragioni ancora misteriose (forse se non tanto!) non è stato fatto in Egitto.

Le cose sembravano andare per il meglio. Tutti si illudevano che finalmente il processo verso la democrazia si fosse rimesso in moto, sfatando un pregiudizio comune secondo cui il popolo egiziano, come pure tutti gli arabi, sia geneticamente allergico alla democrazia, sulla base della storia passata da cui si evincerebbe chiaramente che questi popoli hanno sempre vissuto sotto regimi dittatoriali, soprattutto militari.

Il 26 luglio, festa della rivoluzione di Nasser del 1952, ci fu un'oceanica dimostrazione di sostegno al generale al-Sisi, a piazza Tahrir, molto più massiccia di quella del 30 giugno. Il paragone fra le due rivoluzioni era sulla bocca di tutti; al-Sisi appariva il nuovo Nasser, venuto a salvare il popolo egiziano dalla miseria e dall'umiliazione. Ma... non solo l'Egitto, anche l'Occidente è stato salvato da una nuova ondata di estremismo islamico!

Il tradimento dell'Occidente

Tuttavia nessuno aveva calcolato la terribile reazione dei Fratelli Musulmani. Essi si erano accampati da tempo nel quartiere cairota di Nasser City, vicino alla moschea di Rabi'a al-Adawiyya, ma anche al Giza, vicino all'Università del Cairo, formando praticamente uno Stato dentro lo Stato. Con l'esclusione dal potere, la loro reazione si fece furibonda. Sbandierando lo slogan della 'legalità' di Morsi come presidente, cominciarono a rivendicare il suo diritto di ritorno al potere, come 'l'unico presidente in tutta la storia dell'Egitto dai faraoni in poi ad essere stato eletto dal popolo con elezioni libere'!, dicevano. Questo slogan lo hanno ripetuto milioni di volte, abbagliando molti ingenui occidentali! Per chi era qui in Egitto tale slogan suonava come una favola ridicola. Ma quale non fu la meraviglia nel vedere che tale favola era stata accreditata dai più famosi canali televisivi dell'Occidente, CNN, BBC, France 24, RAI, e dai grandi giornali occidentali, persino dai nostri Il Corriere della Sera, Repubblica, al punto che in qualche intervista ho chiesto: “ma chi sono quegli ingenui... che scrivono su tali giornali?” 

L’inviata speciale RAI trasmetteva i suoi servizi solo ed esclusivamente dall'accampamento dei Fratelli musulmani, presentandoli come vittime della ferocia dell'esercito egiziano che aveva ripreso il suo solito stile dittatoriale. Non si dava un minimo spazio alla voce della maggioranza degli egiziani e dei promotori della rivoluzione. Non c'era un minimo di imparzialità ed obiettività, cosa essenziale per una stampa onesta, in cui si devono riportare tutte le opinioni, e non una sola. In realtà, se violenza c'è stata, essa è venuta da parte dei Fratelli Musulmani. Tutti lo sanno. 

Le manifestazioni anti-Morsi di piazza Tahrir infatti erano avvenute senza la minima violenza. Mentre il campo dei Fratelli Musulmani, come poi è apparso chiaramente, era pieno di armi di tutti i tipi, e molte violenze sono state compiute al suo interno, sotto il naso dei giornalisti esteri..., come numerosi testimoni hanno dimostrato. Anche la diplomazia occidentale si è dimostrata di una parzialità pachidermica, o se si vuole dinosaurica, con un totale appoggio alle richieste dei Fratelli Msulmani e una condanna dell'Esercito che aveva fatto, si diceva, un 'coup d'état', cioè una presa illegale di potere, come se si trattasse della rivoluzione di un colonnello in una piccola... “Repubblica delle banane”. Tale informazione distorta è andata avanti per settimane, e ancora se ne sente l'eco. In Oriente la televisione del Qatar, al-Jazira, faceva da maestra nel presentare una realtà sistematicamente falsificata a scopo di propaganda. Anche il presidente turco Erdogan, che aveva una simile contestazione in casa sua, ha rivelato il suo vero volto, e da esemplare musulmano 'moderato', come aveva giocato con i politici occidentali, si è rivelato un solido sostenitore del fondamentalismo islamico.

Naturalmente ci si chiedeva costantemente che cosa ci fosse dietro tale plateale distorsione dei fatti. Possibile che l'Occidente e Israele si sentissero più al sicuro con un l'Egitto in mano all'estremismo islamico, ispiratore di moltissimi movimenti violenti in tutto il mondo? Non si sarebbe creato qui un concentramento di tali movimenti che certamente si sarebbero rivolti anche contro l'Occidente? La catastrofe delle Torri gemelle di New York dell'11 settembre 2001 sembra non avesse insegnato nulla ai nostri esperti politici…!

Sgombero delle piazze e reazione

Al termine del mese di Ramadan (dal 10 luglio al 10 agosto) trascorso con questa tensione, venne il momento di sciogliere ogni tipo di manifestazione violenta e di accampamento illegale. Dopo alcuni giorni di preparazione e di intimazioni allo sgombero, con l'offerta di un salvacondotto per chi voleva uscire, eccetto per coloro che avevano commessi delitti comprovati, dopo ripetuti rifiuti ad un'uscita volontaria da parte degli occupanti, il governo diede ordine di sgomberare tutti gli accampamenti, Rabi'a al-Adawiyya in testa. Nell'operazione ci furono molti morti, anche se le cifre variano in modo notevole da parte a parte. La reazione dei Fratelli fu una campagna generale di 'terra bruciata'. Un'ondata enorme di violenza si abbatté sul Paese con uccisioni, distruzione di innumerevoli posti di polizia, istituzioni pubbliche (data alle fiamme anche la Facoltà di Ingegneria dell'Università del Cairo,) musei (dilapidato quello di Mallawi, vicino a Minya), chiese (circa 80), moschee, perfino la biblioteca del noto scrittore egiziano Hasanein Haykal, data alle fiamme con la perdita di circa 15.mila libri.

Ma anche qui si è constatata un'informazione molto parziale. I politici occidentali, ignorando tutto questo, continuavano ad insistere per il ritorno di Morsi, cosa che avrebbe provocato sicuramente una guerra civile, o la balcanizzazione del Medio Oriente, come in Iraq e Siria. Qualcuno insinua che tale è lo scopo di alcune potenze occidentali. Ma anche nei nostri ambienti ecclesiastici si è notata una certa parzialità di informazione, mostrando solo la distruzione delle chiese e accusando i musulmani in generale di esserne colpevoli, dimenticando che in moltissimi casi proprio i musulmani sono scesi in difesa delle chiese... Non si voleva vedere che tale disastro era frutto dell'estremismo islamico, professato da molti gruppi violenti fino al terrorismo, che colpisce alla cieca tutto e tutti, e che giudizi semplicistici e generalizzanti non aiutano certo la collaborazione fra religioni.

Gruppi armati integralisti si sono scatenati anche nel Sinai, lasciato di fatto dal regime di Morsi (si dice con il consenso di forze esterne) in balìa delle bande di estremisti islamici che ne avevano già occupato una buona parte. Oggi il Sinai è teatro di scontri violenti tra queste milizie e l'esercito egiziano che intende riprendere il controllo totale del territorio. Qualche giorno fa c'è stato un attentato contro il Ministro dell’Interno. Il governo sta dando la caccia ai responsabili dei Fratelli Musulmani, arrestati con l'accusa di incitamento alla violenza e terrorismo. I loro capi sono già agli arresti. Certo, la situazione non è ancora tranquilla, ma già si respira un clima più disteso, la gente ha ripreso ad andare al lavoro senza l’angoscia di ieri. Si spera che la situazione continui a migliorare, anche se i colpi di coda dell’estremismo fanatico continueranno per un po' a farsi sentire...

Intanto, il governo provvisorio continua a lavorare per la transizione democratica. L'Arabia Saudita e altre monarchie del Golfo, contrariamente ad ogni aspettativa, hanno offerto un poderoso aiuto finanziario per sostenere l'economia egiziana, minacciata anche dai possibili tagli dell'Occidente. Ma col passare dei giorni il nuovo volto dell’Egitto viene riconosciuto da un numero crescente di Stati. Anche molti paesi occidentali sembrano uscire dalla sbornia di disinformazione che li aveva colpiti durante gli ultimi mesi. La Commissione per la riforma della Costituzione è stata costituita. È composta di 50 membri, con i rappresentanti di tutte le correnti politiche e religiose. È al lavoro la migliore “intelligenzija” egiziana. Si spera che il processo democratico porti dapprima ad una nuova Costituzione e poi ad elezioni presidenziali e parlamentari. Tutti i ministri e governatori imposti dal regime precedente sono stati sostituiti da altri, più competenti, appartenenti a varie correnti liberali e al movimento Tamarrod. I rappresentati ufficiali delle religioni riconosciute in Egitto, l'Islam sunnita e le tre confessioni cristiane, la copto- ortodossa, la copto-cattolica e l'evangelica, fanno parte della commissione costituzionale. Per la prima volta, ne fanno parte anche i rappresentanti delle minoranze etnico-linguistiche: un nubiano e un beduino.

Quel che è accaduto recentemente in Egitto è della massima importanza. Finora l'Islam radicale ed estremista, il cosiddetto Islam politico, aveva continuamente progredito nei favori popolari, forse anche a causa della politica occidentale e di quella americana in particolare. Ora, per la prima volta, l'Islam politico viene battuto e fermato proprio dal popolo, quello stesso popolo che riteneva avere in suo possesso. Lo stesso sta accadendo in Tunisia, dove il partito al potere, el-Nahda, la versione tunisina dei Fratelli Musulmani, ha dovuto cedere di fronte alla pressione popolare. Si tratta di una svolta epocale per le società arabe? Assisteremo ora ad una rivincita dell'Islam moderato, illuminato, democratico, contro estremismo e violenza? Tutti ce lo auguriamo. Di sicuro, per ora, dobbiamo rendere onore al popolo egiziano che ha realizzato tale svolta, in circostanze drammatiche, e ha salvato dall'estremismo islamico non solo l'Egitto, ma probabilmente anche l'Occidente. Naturalmente nulla è garantito nella storia umana, ma si spera che ora il cammino continui senza troppi ostacoli verso uno stato veramente democratico.

Un problema di fondo: la riforma islamica

Tuttavia, per comprendere a fondo i drammatici eventi che abbiamo vissuto negli ultimi due anni, occorre toccare il problema di fondo che il mondo islamico nel suo complesso, religione, società e politica, sta oggi affrontando. Si tratta del confronto con la modernità. Il mondo islamico non ha ancora seriamente fatto i conti con la modernità. Modernità non significa tanto tecnologia avanzata con prodotti sempre più nuovi, quanto piuttosto il rispetto dei diritti umani, chiaramente enunciati nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, promulgata dall'ONU nel 1948. Questo significa, a livello della persona umana, libertà di coscienza, di opinione, di stampa, di espressione, di religione, ecc. A livello di società, significa: rispetto dei diritti civili uguali per tutti, libertà di associazione, separazione della religione dalla politica, dando a ciascuna il suo ambito e lasciando libertà a tutti, ecc.. A livello scientifico, significa libertà di ricerca e di studio in tutti i campi, libertà di critica e di espressione del proprio pensiero, senza condizionamenti. Queste sono importanti conquiste della modernità che si è sviluppata in Occidente dopo una tragica serie di guerre religiose, e che ora è offerta a tutta l’umanità, come nuova tappa del cammino umano.

Come sappiamo (e occorre tenerlo presente, per non essere dei farisei presuntuosi…), tale incontro-scontro con la modernità è stato anche uno dei momenti più drammatici per la Chiesa Cattolica nei tempi moderni. C’è voluto del tempo, e anche tante... vittime!, prima che la Chiesa accettasse molti valori della modernità. Possiamo dire che solo con il Concilio Vaticano II (1962-1967) la Chiesa cattolica ha fondamentalmente accettato la modernità. Ed ora noi godiamo di quanto i nostri padri hanno sofferto e sudato per far maturare il pensiero della Chiesa, facendolo uscire dal ristretto orizzonte medievale verso un orizzonte aperto, moderno... Ma come sappiamo, ci sono sempre dei rigurgiti fondamentalisti al suo interno che talvolta si impongono con politiche occulte, fonti di non pochi scandali...

Tale problema si presenta ora al mondo islamico. Occorre una nuova lettura e nuova interpretazione del passato, proprio a partire dai testi sacri fondanti. Occorre una revisione fondamentale della shari'a (legge islamica), che per secoli ha regolato la vita delle comunità islamiche, ma che ora mostra tutta la propria inadeguatezza di fronte alle mutate esigenze della modernità. Si pensi a problemi come la questione della donna, i diritti delle minoranze, la reale libertà di religione e di coscienza, ecc… Il movimento dei Fratelli Musulmani, al pari di altri movimenti integralisti, incarna il rifiuto a muovere dei passi decisi verso la riforma della legge islamica. Anzi, essi ne vogliono un'applicazione letterale e gretta, nel modo più duro, fino all'estremismo e alla violenza, anzi al terrorismo!. Questo è il pericolo che incombe sull'Islam e sul mondo intero. Per cui tanto più preziosa ci appare la rivoluzione egiziana, e quello che è riuscita a realizzare per sè e per altri.

Occorre tenere presente che numerosi sono i musulmani che sinceramente cercano una riforma dall'interno dell'Islam stesso, che stanno elaborando una nuova lettura della shari'a, vista non più come una serie di precetti da applicare ad litteram, ma come un insieme di valori di fondo, come giustizia, libertà, uguaglianza, che concordano con le conquiste della modernità. Si tratta di fare una vera e propria 'rivoluzione culturale', come base di sostegno della rivoluzione politica-sociale, come in un recente congresso di intellettuali è stato sottolineato. Il martire sudanese, Mahmud Mohammad Taha, fatto giustiziare dal dittatore Nimeiry nel 1985, fu un esempio di ciò. I suoi discepoli continuano a fare conoscere il suo pensiero a livello mondiale. Ora più che mai abbiamo bisogno di dialogo con tutti, ma soprattutto con i musulmani, per unire insieme le forze positive da tutte le parti, per giungere all'elaborazione di principi comuni di umanità, su cui basare una vera convivenza civile e umana.

Speriamo che la dura prova che l’Egitto sostiene rappresenti un importante passo in avanti verso tale liberazione. Così l'Egitto, dopo essersi stato salvato dalle acque mortifere del fondamentalismo religioso, aiuti gli altri paesi, arabi e islamici in particolare, ad uscire essi pure da questo 'pozzo di morte', per un avvenire di maggiore solidarietà e fraternità. È su tale livello che si deve concentrare il nostro impegno di dialogo e collaborazione. Solo con una profonda e vasta azione in tale senso, sviluppata da tutte le forze ecclesiali, si può sperare in un' avvenire in cui ogni essere umano sarà rispettato e accettato nella sua umanità e diversità. Solo allora si realizzerà la vera globalizzazione, non quella mercantile degli interessi economici dei grandi capitali, bensì quella dei valori umani universali: cioè un Umanesimo globale, sogno di molti riformatori contemporanei.

In tale contesto profetiche appaiono le parole di Papa Benedetto XIV: "Il dialogo interreligioso e culturale fra cristiani e musulmani non può essere ridotto ad un fattore opzionale extra. Esso è invece una necessità vitale da cui gran parte del nostro futuro dipende". (Incontro con i rappresentanti delle comunità islamiche, Colonia, 20 Agosto, 2005).

giovedì 10 ottobre 2013

Gli Stati Uniti sospendono gli aiuti all’Egitto

Una parte, non tutti, in risposta ai massacri del Cairo di questa estate: e chiedono di indire le elezioni

da Post, 10 ottobre 2013

Mercoledì 9 ottobre il dipartimento di Stato americano ha fatto sapere che gli Stati Uniti sospenderanno centinaia di milioni di dollari in aiuti militari e finanziari all'Egitto, in risposta delle violenti repressioni che le forze di sicurezza egiziane hanno compiuto nei mesi scorsi contro i sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi. 
L’esatta cifra degli aiuti revocati non è ancora stata comunicata ma diversi siti di news, tra cui Reuters, scrivono che dovrebbe trattarsi principalmente di aiuti militari, tra cui anche elicotteri Apache, F-16, missili Harpoon e carri armati. Gli Stati Uniti dovrebbero bloccare anche un trasferimento di 260 milioni di dollari in contanti e la garanzia di un prestito di circa 300 milioni di dollari.
L’agenzia Associated Press ha scritto che gli Stati Uniti continueranno a fornire parti dell’equipaggiamento militare e a garantire l’addestramento militare ai soldati egiziani. Inoltre l’esercito americano continuerà a mandare migliaia di pezzi di ricambio per le armi statunitensi usate dalle forze di sicurezza egiziane, tra cui bulldozer blindati per la sicurezza delle frontiere, radar e missili.

Jen Psaki, portavoce del dipartimento di Stato, ha detto che gli aiuti non riprenderanno finché la nuova leadership egiziana non avrà dimostrato di avere fatto “progressi credibili” verso la creazione di un governo inclusivo, che sia il risultato di elezioni eque e libere. Il governo attuale è stato nominato dopo il colpo di stato contro Morsi, leader del movimento politico-religioso dei Fratelli Musulmani, e deciso per lo più dai vertici militari dell’Egitto. I Fratelli Musulmani, la forza politica che aveva ottenuto un’ampia maggioranza alle ultime elezioni parlamentari e presidenziali in Egitto, sono stati invece esclusi dal nuovo esecutivo: negli ultimi mesi i suoi leader sono stati arrestati dalle forze di polizia e le attività dell’intera organizzazione sono state bandite.

Secondo un rapporto dello scorso giugno del Congressional Research Service, think tank del Congresso statunitense, tra il 1948 e il 2011 gli Stati Uniti hanno dato all'Egitto 71,6 miliardi di dollari. Il programma di aiuti militari – che oggi si aggira intorno a 1,3 miliardi di dollari all'anno – è stato concordato però dopo il raggiungimento degli accordi di Camp David tra Egitto e Israele del 1978. Per questi stessi accordi gli Stati Uniti possono beneficiare di alcuni vantaggi: possono sorvolare il territorio egiziano per rifornire le truppe americane nell’area del Golfo Persico e usare il canale di Suez per spostare uomini e materiali di vario tipo.
Dalla caduta dell’ex presidente egiziano Morsi la questione degli aiuti è diventata sempre più dibattuta nella politica americana. L’episodio che sembra abbia influito di più sulla decisione di interrompere parte degli aiuti è il massacro del 14 agosto – definito il più grande massacro in Egitto dai tempi della “primavera araba” – quando le forze di sicurezza attaccarono due sit-in dei sostenitori di Morsi al Cairo, provocando centinaia di morti nel giro di poche ore.

La sospensione di una parte degli aiuti potrebbe creare in futuro un ulteriore problema per gli Stati Uniti, relativo ai rapporti con gli alleati nel Golfo Persico. Già a luglio di quest’anno Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait, tre delle più ricche monarchie arabe del Golfo Persico e tre grandi alleati degli americani, hanno intrapreso una politica che va in senso opposto a quella degli americani: hanno promesso diversi miliardi di dollari di aiuti e prestiti alla nuova amministrazione ad interim dell’Egitto. Sommando le cifre, in pratica, all'Egitto sono stati promessi 12 miliardi di dollari, molto superiori agli 1,4 miliardi in aiuti concordati con gli Stati Uniti. 
L’obiettivo delle tre monarchie è bilanciare l’influenza che altri paesi, come il Qatar e la Turchia, hanno guadagnato sulla politica egiziana nei due anni di governo dei Fratelli Musulmani. Secondo molti osservatori, comunque, la competizione tra i diversi stati del Medioriente per guadagnare influenza in Egitto potrebbe ulteriormente indebolire la posizione degli Stati Uniti.

Egitto ancora nel caos, disordini e oltre 50 morti

da Diritto di critica del 10 ottobre 2013 
di Giovanni Giacalone 

I Fratelli Musulmani ci riprovano. L’anniversario della guerra del 1973 contro Israele è stato trasformato dalle fazioni islamiste nell'ennesima occasione per creare disordini. Il risultato è stato una cinquantina di morti e più di trecento feriti. L’esercito è stato costretto ad andare con la mano pesante per far fronte a numerosi manifestanti armati che avrebbero anche tentato di assaltare i cortei dei sostenitori del generale al-Sisi. Quasi duecento persone sono state arrestate per aver preso d’assalto le forze dell’ordine e i manifestanti filo-governo in piazza Ramses e a Hadayq al-Qobba.

Secondo il professor Wael Farouq, docente all'Università Cattolica di Milano, i Fratelli Musulmani stanno cercando di attirare l’attenzione facendo credere che l’Egitto del dopo Mursi stia cadendo nel baratro, ma non è affatto così visto che l’economia è in ripresa, la quotazione della lira egiziana ha smesso di scendere rispetto al dollaro e si sono fatti numerosi passi avanti nella roadmap, tra cui la creazione di una Costituente presieduta da Amr Moussa, ex presidente della Lega Araba. La Costituente questa volta risulta realmente rappresentativa di tutto l’Egitto, composta da cinquanta membri scelti con parametri proporzionali alle differenti professioni, fasce sociali, territoriali, gruppi rivoluzionari, giovani, donne e pari rappresentanza alle istituzioni musulmane e copte.

Wael Farouq illustra come i sostenitori della Fratellanza organizzino di tanto in tanto qualche manifestazione che finisce sistematicamente in violenti scontri, molti dei quali non avvengono neanche con le forze di sicurezza ma piuttosto con comuni cittadini.

In Egitto i Fratelli Musulmani hanno infatti raggiunto il minimo storico quanto a popolarità; sono malvisti da gran parte della popolazione che li considera anti-democratici e responsabili della crisi in cui è caduta l’Egitto negli ultimi due anni. Sono ormai noti i filmati dell’estate 2013 nei quali la popolazione contesta i cortei della Fratellanza dai balconi nonché quelli dove cittadini applaudono i poliziotti che arrestano militanti della Fratellanza nei pressi di Rabaa al-Adawiyya.

La roadmap fissata da Tamarrod e messa in pratica dal nuovo governo dopo la cacciata di Mursi porterà il paese a elezioni entro breve, non appena completati i lavori della carta costituzionale; elezioni che verranno monitorate dalla Comunità Internazionale e gli islamisti dovranno allora fare i conti con i giovani rivoluzionari che vogliono un paese laico e moderno, ben lontano dalle aspirazioni della Fratellanza.

Farouq ha poi spiegato come Mursi fece scarcerare migliaia di terroristi e gli egiziani si stanno ora rendendo conto di quanto violenti e pericolosi siano e i fatti purtroppo parlano chiaro.

Nella giornata di lunedì un attentatore suicida si è fatto saltare nei pressi di una base militare ad al-Tor, nel sud del Sinai, uccidendo tre poliziotti e ferendo una cinquantina di persone. Altri sei soldati sono invece stati uccisi nei pressi del Canale di Suez.

A Ismailiya invece un uomo armato ha fatto fuoco contro una postazione dell’esercito uccidendo cinque militari.

A sud del Cairo jihadisti hanno assaltato con granate un centro per le comunicazioni satellitari; l’attacco è stato rivendicato in un video dalle “Brigate Furqan” che hanno anche dichiarato di essere in guerra contro gli infedeli che si oppongono all'Islam in Egitto.

Nel frattempo il Ministro della Solidarietà Sociale ha dichiarato che i fratelli Musulmani saranno sciolti anche come ONG. Lo scorso 23 settembre un tribunale del Cairo aveva ordinato la dissoluzione dell’organizzazione dei Fratelli Musulmani e la confisca dei loro beni.

Dunque mentre l’Egitto cerca di mettersi lentamente alle spalle un periodo drammatico per procedere con la roadmap che dovrà portare il paese verso nuove elezioni, gli islamisti sembrano tentare in tutti i modi di ostacolare tale processo utilizzando la religione come pretesto per ripristinare un governo e un’ideologia che hanno fallito e che difficilmente potranno tornare al potere in breve tempo. Alcuni sostenitori dei Fratelli Musulmani hanno affermato che l’organizzazione si trova in una situazione simile a quella del ’54 ma non si rendono conto che in realtà l’attuale contesto è di gran lunga peggiore in quanto nel ’54 avevano contro solo le istituzioni mentre oggi hanno contro sia le istituzioni che la società. I Fratelli Musulmani hanno inoltre fallito nel tentativo di influenzare i paesi islamici e quei governi occidentali che inizialmente avevano simpatizzato per loro. Gli unici due paesi che ancora li appoggiano sono Qatar e la Turchia, o meglio, il governo Erdogan.

martedì 1 ottobre 2013

Un Papa russo - dalla pagina FB di Diego Cugia - Jack Folla


Credo che Papa Francesco sarà, per il Vaticano e per la Chiesa, quello che Aleksandr Solženicyn e Michail Gorbaciov sono stati per l’Unione Sovietica.

Riflessioni sullo scorrere del tempo in questo inizio d'autunno

L'autunno è giunto e, come ogni anno accade, mi trovo a fare i conti con il cambiamento che questa stagione mi porta ... si tratta, soprattutto, di quel buio che mi accoglie alla mattina, assieme alla sveglia. Il passare degli anni però, con il carico delle sue esperienze, mi sta portando nuove sensazioni, nuove modalità di vivere il tempo, l'autunno e lo stesso buio. Non che la malinconia autunnale sia sparita, soltanto si è evoluta in una sorta di tenerezza nei confronti di questo tempo. Così, ieri, mi è venuto di descrivere quello che è, oggi, il mio sentire il tempo, questo tempo.

Ma come passa velocemente il tempo,
era ieri e fra poco sarà domani.
Dentro l’oggi ci passo quasi volando.
In un soffio mi passano le ore, e così i giorni.
Era estate solo qualche minuto fa
e già l’autunno, alla mattina,
bussa alla mia finestra
con il suo buio delle seiequindici.

mercoledì 18 settembre 2013

Coprifuoco a Delga, la città islamista dove i cristiani non possono vivere. Musulmani d'Europa, indignatevi!

Quello che hanno fatto e stanno facendo i Fratelli Musulmani, dovrebbe indignare i musulmani che vivono nell'Europa e nel resto del mondo democratico. Forse sarebbe ora che quella che ormai è sempre più una realtà integrata e rispettata, facesse sentire la propria voce contro la parte più retriva e pericolosa dell'Islam.

giovedì 29 agosto 2013

Il nuovo viaggio di Claretta

Ciao Clara,
mi è caro il ricordo di te e non aver avuto l'occasione di incontrarti al mio ritorno dal'Egitto, mi manca.
Sono state tante le volte che ci siamo raccontate le nostre storie, confidato i nostri pensieri, che ci siamo confrontate sulle cose della vita: dall'amore, ai figli alla politica. E so che sarebbe stato bello raccontarti quelle sensazioni del viaggio egiziano che non tutti comprenderebbero.
Ma so che tu, come me, sai che la vita non si esaurisce su questa Terra per cui non ti sento perduta nell'oblio.
Solo sei andata in quell'"altrove" dove la vita dello spirito si può esprimere senza il timore di inciampare nella brutale materialità terrena.
Ed è nell'altrove che ti penso ed immagino passeggiare nei tuoi amati boschi annusando la natura, raccogliere erbe aromatiche componendo sapienti bouquet profumati, preparare il tuo pane offrendolo ai tuoi nuovi e vecchi amici: lì ci ritroveremo, insh'alla!
Ciao Clara, ti ricordo così, e ti mando il mio tenero abbraccio di amica.
A presto, dunque. 
Simo

9 marzo 2008 - manifestazione contro la cittadella militare di Mattarello


giovedì 22 agosto 2013

P. Samir: In Egitto vera democrazia. Fallito il progetto islamista dei Fratelli Musulmani

Vi propongo un articolo davvero puntuale sulla situazione in Egitto e vi invito a leggerlo tutto con attenzione. Il rischio che si corre in occidente è quello di non saper leggere la situazione perché non si vive come egiziani dentro il "popolo egiziano".
Buona lettura.
Salam
Simonetta

di Samir Khalil Samir
Il popolo egiziano, musulmani e cristiani, assieme all'esercito, hanno rifiutato la Fratellanza perché non ha migliorato l'economia e perché si è solo interessata al suo dominio e al progetto del Califfato islamico. Fratelli Musulmani disprezzati da tutti, ma ammirati dall'occidente. Incomprensibili le posizioni di Barack Obama e dell'Unione europea. Lavorare per le elezioni presidenziali, da tenere presto. 

mercoledì 21 agosto 2013

Giovane musulmano: Solo con i cristiani ricostruiremo l'Egitto

Mohamed Elhariry, manager residente al Cairo, fa luce su quanto accaduto in questi mesi in Egitto. Per il giovane i Fratelli Musulmani "hanno mentito a tutti, non hanno mai voluto uno Stato democratico. Il vero Egitto è composto da tutte le fedi".

sabato 17 agosto 2013

La situazione in Egitto. Riflessioni, ricordi, aggiornamenti.

Ahlan wa sahlan,
senza alcuna pretesa, faccio alcune riflessioni sulla situazione in Egitto, che ci sono amici che me le chiedono. Fino a qualche tempo fa la mia preoccupazione per la situazione in Egitto non era così forte come ora. Immaginavo, infatti, che il governo provvisorio sarebbe riuscito a "governare" la protesta dei Fratelli Musulmani come anche a contenere l'iniziativa dei militari. Evidentemente questo non è accaduto.
I miei amici cairoti, sia cristiani che musulmani, sono ovviamente preoccupati e in stato di allerta, nonostante la vita nella metropoli, come è naturale che sia, prosegua nel suo scorrere quotidiano.

lunedì 5 agosto 2013

Egitto: fratelli sì, ma tutti laicamente egiziani.

Il 25 agosto si celebra il processo contro i capi dei Fratelli musulmani. Attacchi contro cristiani
Timori per nuovi scontri. La Fraternità decisa a continuare i sit-in nonostante i divieti dell'esercito e del ministero degli interni. Il gen. Al-Sisi dialoga con i salafiti. Usa, Ue, Emirati, Qatar in visita al Cairo. Al Qaeda accusa i cristiani di collusione con il "colpo di Stato". Assalti a chiese e fedeli.

lunedì 15 luglio 2013

Solo un governo laico garantisce la democrazia.

Il dopo-Morsi: cristiani e chiese nel mirino degli islamisti
Fuggite 100 famiglie cristiane dal Sinai dopo l’uccisione di un sacerdote copto e la decapitazione di un commerciante cristiano. Chiese crivellate di colpi; negozi di cristiani segnati per possibili attacchi; dimostrazioni contro il patriarca Tawadros, “reo” di aver appoggiato la caduta di Morsi. I cristiani rischiano di essere il capro espiatorio dei gruppi islamisti e dei Fratelli musulmani.

sabato 13 luglio 2013

Egitto, la rivolta passa dai bar

di Federica Bianchi
l'Espresso on line - 12 luglio 2013

Il Boursa, il Belady, il Riche: sono i ritrovi della vecchia Cairo in cui gli attivisti, soprattutto i più giovani, si incontrano e organizzano le mobilitazioni. Da qui è partita la campagna Tamarrod che ha rovesciato Morsi, ed è tra banconi e tavolini che si prova a costruire un paese diverso.

domenica 7 luglio 2013

Egitto, manifestanti anti-Morsi in piazza Tahrir. I salafiti chiedono la testa del presidente Mansour

A due giorni dai violenti scontri di piazza al Cairo fra oppositori e sostenitori del deposto presidente egiziano Mohamed Morsi con almeno 37 morti, anche oggi la capitale è ritornata ad essere teatro di raduni e manifestazioni, per il momento pacifiche, di migliaia di partigiani degli opposti schieramenti.

Egitto, 30 giugno 2013 "They may take our lives but they will never take our freedom"


sabato 22 giugno 2013

“I Ribelli” vincono la campagna da 15 milioni di firme per cacciare Mohamed Morsi

La petizione verrà presentata il prossimo 30 giugno alla Corte Suprema. Se sarà accolta si andrà ad elezioni presidenziali anticipate. I Fratelli Musulmani temono il successo inaspettato dell’iniziativa e organizzano manifestazioni di piazza e una contro-petizione a favore del presidente. Pericolo per possibili scontri. 

giovedì 20 giugno 2013

L’Egitto prepara manifestazione oceanica contro Morsi. Islamisti minacciano un «massacro di copti»

Il 30 giugno, in occasione del primo anniversario del governo dei Fratelli Musulmani, milioni di persone al Cairo chiederanno elezioni anticipate. Gli islamisti minacciano «massacri»

martedì 18 giugno 2013

La "longa mano islamista" conquista l'Egitto

La "longa mano islamista" conquista l'Egitto, sospetto terrorista nominato governatore di Luxor.
Il presidente Morsi nomina 17 nuovi governatori provinciali. Sette militano nelle fila dei Fratelli Musulmani. Proteste a Luxor, Ismailia, Gharbiya e Menoufiya, città natale di Mubarak. Il movimento pro-democrazia "The Rebel" raccoglie 13 milioni di firme per delegittimare Morsi.

martedì 11 giugno 2013

I nostri bambini finalmente in vacanza!

Ahlan wa sahlan habibi!

Dal 23 al 30 maggio scorsi, i nostri ragazzi dello "Sheraton" hanno passato una settimana di vacanza nel villaggio di Beni Suef. Suor Teresa mi ha scritto dicendomi che si aspettavano di trovarmi lì! ... magari :-) mi sarebbe piaciuto ...  sarà per un'altra volta. Comunque mi ha detto anche che si sono divertiti tantissimo e che, come accade a chiunque quando sta bene e si diverte, non sarebbero più venuti via! Con loro c'erano Padre Giovanni, George e Suzy e due ragazzi grandi, Romani e Davide come aiutanti.
Beh, guardate le foto e ditemi se non sono davvero felici, se non hanno davvero passato una bella settimana anche lavorando al Progetto Maestri Burattini.
In fondo metto anche il programma della settimana così, tanto per poterli immaginare meglio nelle loro giornate.
Salam!
Simonetta























Sheraton
Cordi Jesu 14/05/2013


Summer Experience
23/5-30/5: Sheraton
How many people: 15 children – Sister – 2 local leaders / Giovanni, George, 2 leadership. Total: 22.
Medicine: they take it.
Get things for the mosqueito net.
Have they seen fayoum and esbet shokr?
Cleaning: get the stuffs for cleaning.
Table games
Can they swim:
Call abuna Morros for local transportation.
Handkerchiefs colored for the groups.

Schedule:

7:00 wake up and cleaning (bed in order)
7:30 prayer
8:00 breakfast
9:00 activities
1hr

1:00 cleaning
2:00pm lunch
3:00 games

6:30 cleaning
7:30 pm prayer
8:30 pm dinner
9:00 pm table activities - movie
10:30 pm evaluations
11:00pm sleep
Leadership program



Responsibilities:
Food: Sr. Theresa
Prayer: Sr. Theresa - Giovanni
Money: George
Movie: George
Input: George
Groups: Romani and David
Panels: Romani and David
Leaders: George and Susi

Johanna
2/3 people
Good guy
Bad guy





Program
day
activity
material
Thursday 23
Explaining the rules

Divide the groups – names –
Show the panels
Shirts
Prayer: we give the handkerchief
movie
First aid, panels, colors, handkerchief
Friday 24
Johanna is alone

Activity 1 – Say the story in three acts
Activity 2 – In groups decide the character, who does the character, drawing of the character.
Activity 3 – Break and dance
Activity 4 –Show their work to the others – cleaning their rooms

Games: poison ball; eagle;

Glue
Color, brushes, pencils, balls,
Saturday 25
Friendship and mistakes

Activity 1 Input
Activity 2 In groups speak about the story, drawing of the character.
Activity 3 Break dance
Activity 4 Sharing – cleaning their rooms

Games: soccer,


Sunday 26
Asking for help

Activity 1 Input
Activity 2 Acting
Activity 3 Break dance
Activity 4 Sharing – cleaning their rooms

Game: blind game


Monday 27
Searching something lost

Activity 1 Input
Activity 2 Acting
Activity 3 Break dance
Activity 4 Sharing – cleaning their rooms

Game: Treasure hunting

Candies and chips
Tuesday 28
What is my treasure

Activity 1 Input
Activity 2 Rehearsal  in front of each other
Activity 3 For Theater and dancing
Activity 4 – cleaning their rooms

Game: Treasure hunting

Building a theater
Wednesday 29
Celebration
Olympic game
Theater show and dance
Cleaning

Thursday 30
departure