Il doppio gioco di al-Azhar per islamizzare l'Egitto e
mantenere il potere
di Samir Khalil Samir
Il più importante ateneo sunnita ha prima appoggiato i
giovani della rivoluzione; ora sta coi Fratelli musulmani. Sharia e islam
rassicurano la popolazione, che si fida solo degli imam, tutti formati da
al-Azhar. La futura partita dei Fratelli musulmani e dello stesso islam si
giocherà nei prossimi mesi su temi concreti: lavoro, economia, sviluppo.
Asianews, 14 gennaio 2013
Il Cairo (Asianews) - Una Corte costituzionale,
integralmente composta da funzionari islamisti vicini al presidente Mohamed
Morsi, ha varato più di un mese fa una Costituzione dal sapore shariaitico. L'entrata della sharia nel diritto civile
preoccupa non solo la minoranza cristiana, ma anche i musulmani. A tutt'oggi, solo l'Università di al-Azhar ha il potere e l'autorità di fermare il
dilagare dell'estremismo islamico in Egitto. Fino ad ora il più importante ateneo
dell'islam sunnita ha mantenuto una posizione moderata e in più di un'occasione
il suo grande imam Ahmed al-Tayeb ha dato l'impressione di essere a fianco
dell'opposizione laica contro l'establishment dominato da Fratelli musulmani e
salafiti. Tuttavia sono in molti a dubitare. Secondo il grande islamologo Samir Khalil Samir, il comportamento di
al-Azhar è solo una tattica per mantenere la sua influenza in patria e
all'estero. Partendo dalla storia stessa dell'università, responsabile
della formazione di migliaia di imam, il sacerdote analizza la situazione
dell'Egitto vittima di un islam che usa ignoranza e analfabetismo per dominare
la popolazione. La Costituzione basata sulla sharia approvata in dicembre è
frutto di questa strategia e non trasformerà l'Egitto in uno Stato islamico.
Essa è confusa e piena di contraddizioni e serve agli islamisti per mostrare
agli egiziani che essi sono "veri musulmani". Al-Azhar ha una grande responsabilità nella situazione che sta
attraversando il Paese. L'università forma infatti tutti gli imam presenti in
Egitto e gran parte delle autorità religiose
sunnite del mondo.
Da secoli al-Azhar,
segue chi governa. Chi nomina il rettore dell'Università è il presidente
della Repubblica. Chi paga le spese dell'apparato organizzativo e la formazione
dei suoi imam è in gran parte il governo. Il suo sostegno alla Costituzione che
vincola il diritto civile alla legge islamica e un suo futuro appoggio ai
Fratelli musulmani non sorprende. Da un lato l'ateneo si presenta come il
portavoce più equilibrato e più rappresentativo dell'Islam sunnita. Dall'altro
si oppone ai salafiti, ma solo perché la maggioranza della popolazione li
considera troppo estremisti. Appoggiandoli essa perderebbe consensi.
Per questa ragione quando nel 2011 i Fratelli musulmani e
salafiti hanno dimostrato lanciando slogan estremisti islamici, l'ateneo si è
messo contro di loro, sottolineando che quello sceso in piazza non era il vero
islam, che per sua natura è una religione del giusto medio, senza eccessi. Solo
al-Azhar può rappresentare la vera fede musulmana, dicevano gli imam. Essa è
responsabile della formazione non solo degli imam egiziani. Il suo campus è
frequentato da decine di migliaia di giovani musulmani, provenienti da tutto il
mondo.
Le dichiarazioni di questi mesi fatte dall'imam al-Tayeb in
apparenza contro il governo islamista, servono solo per mantenere questa
immagine agli occhi del mondo musulmano sunnita. Gli imam che studiano ad al-Azhar
sono guardati con ammirazione da tutta la popolazione islamica.
Un doppio gioco per
mantenere il potere
Dalla caduta di Mubarak i leader dell'università, fra tutti
il grande imam Ahmed al-Tayeb, hanno sostenuto un doppio gioco. Prima delle
elezioni essi hanno criticato e i Fratelli musulmani e i salafiti, affermando
che l'Islam è la religione del giusto medio, rappresentato da al-Azhar, dando
l'impressione di stare dalla parte dei giovani della Primavera araba. Quando
gli Islamisti hanno vinto, al-Azhar ha riconosciuto il loro successo,
sostenendo che era frutto del voto della maggioranza degli egiziani.
Fino ad ora al-Azhar
ha mantenuto una posizione moderata, ma non si è mai veramente opposta agli
islamisti. Come ha sottolineato Noha El-Hennawy, in un articolo pubblicato
lo scorso 7 gennaio dall'Egypt Indipendent [1], essa è sempre stata con lo
Stato. I suoi esponenti stanno dalla
parte di chi ha il potere.
Lo scorso 5 gennaio alcuni imam salafiti hanno emesso una
fatwa per vietare ai musulmani di fare gli auguri ai Copti per il Natale
ortodosso, che cade il 7 gennaio secondo il calendario giuliano. Al-Azhar si è
subito scagliata contro questa posizione, consapevole che nessuno avrebbe osato
darle contro, perché è un'usanza che vige da secoli. In questo modo
l'istituzione ha guadagnato l'ammirazione dei cristiani e dei musulmani
moderati e non ha perso consensi fra la popolazione.
Il ruolo di al-Azhar
nella vittoria dei Fratelli musulmani
Per decenni i presidenti egiziani sono stati leader a vita.
Solo Hosni Mubarak (1981 - 11 febbraio 2011) è stato deposto da una sommossa
popolare. La Primavera araba è stata una novità nel nostro mondo, un concreto
esempio di cambiamento. Ma quindi perché alle elezioni hanno vinto i Fratelli
musulmani?
Il movimento fondato
da Hasan al-Banna nel 1928 è bandito dal governo dai tempi di Gamal Abdel
Nasser (1956-1970). Delle aperture si sono avute con Anwar al Sadat (1970 -
1981). Egli era più vicino alla posizione dei Fratelli musulmani e gli permise
di partecipare alla vita politica, ma senza poter esporre il loro simbolo. Con
Hosni Mubarak, essi avevano circa il 20% del parlamento, ma entravano sotto
altre denominazioni. Durante tutto il
periodo la Fratellanza è stata di fatto dentro il sistema, nascondendosi sotto altre
spoglie, ma di fatto è in politica da decenni.
Nel 2011, essi hanno
creato un partito riconosciuto (Giustizia e Libertà), sono emersi e non
hanno trovato nessuna reale opposizione politica. Alle elezioni il partito di
Mubarak e i suoi uomini erano fuorigioco, bollati come membri del regime. I
giovani protagonisti delle proteste hanno dato vita a decine di movimenti. Amr Moussa, Mohamed el-Baradei e Hamdeen
Sabahi, gli unici leader politici esperti, hanno formato tre partiti diversi.
L'unico blocco solido erano i Fratelli musulmani, seguiti dai salafiti e lo
sono ancora oggi.
In Egitto la popolazione è semplice, circa il 40% è
analfabeta e segue alla cieca le decisioni dei suoi leader religiosi. Per molti egiziani solo la religione è un
qualcosa di sicuro. Sharia e islam sono parole che tranquillizzano la gente.
Per questa ragione in molti hanno votato per una maggioranza islamista e per
questa costituzione, anche se nessuno l'ha letta. La gente vota fidandosi degli
altri, soprattutto degli imam. Essi sono tutti formati da al-Azhar, che ha
al suo interno diverse componenti, fra cui anche molti correnti vicine
all'islam radicale. Se l'Università si mettesse contro chi promuove la sharia e
l'islam sarebbe uno scandalo. Essa può alzare la voce solo contro i salafiti,
considerati troppo estremisti, ma non può opporsi in modo ferreo ai Fratelli
musulmani.
La vera natura della
Costituzione basata sulla sharia
Come avvenuto per le elezioni anche per il referendum
costituzionale la popolazione ha votato alla cieca. Il documento è stato
promosso fra la gente da imam e persone riconosciute come autentici musulmani.
Ma qual è il vero significato di questa Costituzione basata
sulla sharia? Cosa significa la vittoria del "si" al referendum?
In Egitto meno dell'1% dei cittadini ha la possibilità di
leggere e comprendere un testo giuridico. Questo documento in realtà è un
habitus, un gioco ideologico degli islamisti per dire: "Noi siamo veri
musulmani e governiamo un Paese islamico, dateci fiducia". Ma è
impensabile costruire uno Stato su questa Costituzione. Nella sharia islamica ci
sono dei punti inaccettabili per un pensiero contemporaneo, in particolare
tutti le punizioni fisiche (hudûd) previste dalla legge coranica. Se si leggono gli articoli della
Costituzione, essi non hanno la precisione che ci si aspetta da un testo
costituzionale, tutto è molto confuso, generico, suscettibile di
interpretazioni contradittorie. Il tentativo è quello di unire religione e
Stato. Tuttavia la popolazione prende coscienza sempre di più che un conto
è agire secondo le norme dell'islam un altro è averle all'interno del diritto
civile. Un esempio è il trattamento degli omosessuali.
In principio le 4 scuole sunnite (85% dei musulmani)
consideravano l'omosessualità come l'equivalente dell'adulterio per gli
eterosessuali sposati, che vengono puniti con la morte per lapidazione, oppure
come fornicatori per chi non è sposato, reato che prevede la fustigazione. Per
poter procedere alla condanna si esige però la presentazione di una prova: la
testimonianza di 4 uomini, una fotografia, oppure l'esame del Dna. Secondo il
più famoso giurista sunnita, l'egiziano Yusuf al-Qaradawi :
“I giuristi dell'Islam hanno avuto opinioni divergenti
riguardo alla pena per questa pratica abominevole. Dovrebbe essere la stessa
pena prevista per la zināʾ, o andrebbero uccisi sia il partecipante attivo che
quello passivo? Anche se questa pena può sembrare crudele, gli è stato
consigliato di mantenere la purezza della società islamica, e di mondarla dagli
elementi pervertiti”.[2]
Concretamente, pochi Paesi musulmani applicano queste norme giuridiche.
In Egitto, ogni tanto la polizia mette in prigione gli omosessuali, ma li
libera dopo qualche settimana. Se la Sharia fosse applicata alla lettera, gli
agenti avrebbero l'obbligo di ucciderli. Grazie a Dio non lo fanno! Infatti,
l'idea di un'introduzione della sharia nella società è molto ambigua. Fino ad
ora la sua presenza permette ai Fratelli musulmani di mostrarsi di fronte al
popolo come veri islamici. Tuttavia, nessuno sa come verrà applicata questa
Costituzione. Qui sta il problema.
L'Egitto potrà mai
essere uno Stato islamico?
L'Egitto non sarà mai uno Stato islamico come l'Arabia
Saudita o l'Iran. Ciò rappresenterebbe una grave perdita di questo governo, che
ha già subito fortissime critiche. In tutta la storia del Paese nessun esecutivo
ha mai combattuto contro una tale opposizione che raccoglie una parte
consistente della popolazione.
Il rispetto dei dettami della sharia nell'Egitto moderno è
relativo. La legge islamica va interpretata. La genericità della Costituzione,
e quindi la sua interpretazione, allontana l'idea di un'applicazione ferrea
della legge, ma per chi non crede che la sharia è "parola di Dio" -
cristiani, ma anche molti musulmani - essa è inaccettabile.
L'opinione di molti è
che il mondo musulmano egiziano deve passare per l'esperienza di un governo
islamico guidato dai Fratelli musulmani per rendersi conto della loro vera
natura. Per ottenere consensi, gli islamisti hanno sempre sfruttato la loro
condizione di perseguitati, ponendosi come vittime del dispotismo e del
laicismo. Ora che sono al governo si vedrà se il loro sistema è quello corretto
oppure no, ma per decidere, la popolazione deve vederli all'opera. Nei
prossimi mesi, il giudizio sarà su tematiche concrete: economia, lavoro,
infrastrutture. Non solo sulle idee o sull'aderenza all'islam. Se la loro
presenza corrisponde però alla maggioranza del popolo lasciamoli provare.
I cristiani vittime
dell'estremismo e le responsabilità di al-Azhar
La gran parte dei musulmani sono contro le violenze nei
confronti dei cristiani e gli atteggiamenti estremisti, come quelli compiuti
dai radicali islamici in Siria o contro i copti in Egitto. In alcuni video
girati nella guerra siriana si vedono molti giovani militanti che attaccano
villaggi solo perché abitati da cristiani, gridando "Allah Akbar"
(Dio è grande!). Tale frase è allo stesso tempo una preghiera e un grido di
guerra. Questi piccoli gruppi non rappresentano l'islam, ma sono comunque una
realtà che da 14 secoli fa parte di questo mondo. I salafiti, la frangia più estremista
dell'islam sunnita, sono fanatici, perché fanatizzati dagli stessi imam, che
grazie alla loro autorità giustificano le azioni violente in nome dell'islam e
Dio. Al-Azhar ha un'immensa responsabilità nei confronti di questo mondo che in
parte ha fatto il suo ingresso ufficiale nella politica egiziana. Anche se l'Università non segue in modo
esplicito e anzi rifiuta la linea estremista, ha al suo interno una minoranza
fanatica che fomenta le persone a utilizzare la violenza in nome della
religione.
Per lottare contro un male si deve riconoscere che è un
"male". Tali contraddizioni hanno origine nella genesi stessa
dell'islam. Molti dei dettami che giustificano la violenza si rifanno a fatti
attribuiti a Maometto. Quando un musulmano compie un'azione violenta fa sempre
riferimento a un brano del Corano o a un episodio della vita del profeta. Per
cambiare questa visione è necessario un impegno concreto di al-Azhar, non solo
le dichiarazioni di leader religiosi illuminati.
Per poter
sopravvivere l'islam deve cambiare. Molti musulmani dicono che non si può
crescere continuando a credere che in questi 14 secoli non sia accaduto nulla.
Questa è la linea del dialogo con gli altri mondi e il confronto con fedi
diverse da quella musulmana. Il Corano non può più essere compreso come testo
determinato da Dio, e per questa ragione immutabile e impossibile da
interpretare. Una lettura ripensata e critica del Corano s'impone, a rischio di
non essere più credibile.
[2] Cf.
Sheikh Yusuf al-Qaradawi, The lawful and the prohibited in Islam (Al-Falah
Foundation, n.d.), cap. 3, sezione 1. The Physical Appetites, p. 165:
"Sexual Perversion: A Major Sin".
Cairo - La Cittadella - particolare |
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