Ahlan wa sahlan! un po' di diario prima dell'inaugurAZIONE del 24 novembre.
Giovedì 22 novembre.
Arrivano i generi di conforto!
Poco dopo le cinque pomeridiane, Magdi mi accompagna in un
posto non meglio identificato, sulla strada per l’aeroporto, dove mi aspetta il
taxi che mi porterà al terminal 3 dove alle 18.15 atterra il volo che porta
Valter al Cairo.
Oltre a lui, porta nella valigia altri generi “di conforto” mandati
da Lorenza, Irene e Aurora come saponette biologiche, pantofole di lana cotta, l'alga Spirulina e poco altro. La valigia contiene anche un genere di conforto, meno
salutare, ma che soddisfa il palato italiano: un ottimo salame trentino!
Il viaggio dal centro della città fino ad oltre Heliopolis è
lungo soprattutto a causa del traffico, ma il piacere di ricevere questa visita
ripaga lo stress.
Venerdì 23 novembre.
Una giornata fra relax e impegni.
Oggi è un giorno speciale per diversi motivi: è vacanza, non
passerò la mattina pulendo la mia stanza ma andando a spasso, è la vigilia dell’inaugurazione
del nostro Angolo della Solidarietà e della Salute (ASo&Sa) e stasera, in
piazza Tahrir, c’è la manifestazione dei liberali contro il governo Morsi.
Con Valter abbiamo programmato la giornata in modo da
passare un po’ di tempo insieme passeggiando per il centro e, nel pomeriggio,
partecipando alla preparazione dell’evento per finire con un passaggio in
piazza.
Mattino
Siamo così partiti da Cordi Jesu verso il Museo Egizio per
poi arrivare in piazza Tahrir dove iniziavano i preparativi per la
manifestazione prevista per il pomeriggio/sera, in opposizione a Morsi.
Abbiamo piegato sulla destra della piazza prendendo la via
per il ponte dei Leoni (El Tahrir Bridge) che, attraversato il Nilo, conduce all'Opera. Essendo festa è tutto chiuso. Pazienza, è una bellissima giornata,
relativamente poco trafficata, per cui anche solo passeggiare, raccontandosela,
è davvero molto piacevole. Proseguiamo verso la Torre del Cairo dove mostro a
Valter il meraviglioso Bengalensis che troneggia nel mezzo della strada
estendendo le sue propaggini da una e dall'altra parte della strada formando
una sorta di arco naturale.
I guardiani della torre ci dicono che è chiusa perché “oggi
c’è la rivoluzione”. Fa un certo effetto sentire queste affermazioni come se si
trattasse di una quotidianità.
Continuiamo il nostro cammino verso Zamalek. Attraversato il
ponte 6 Ottobre, ripercorriamo il Nilo nuovamente in direzione di Tahrir.
Stamani il fiume è davvero bello sotto questo cielo così azzurro e nitido. Poco
traffico e poca gente in giro ci consentono di apprezzare l’intorno ad un ritmo
a misura d’uomo. Davvero un momento speciale sedersi sulla panchina ad osservare
lo scorrere del Nilo.
Dopo pranzo scendiamo subito nel Naadi. Giovanni ha avuto la
bella idea di suddividere la sala: da un lato dell’ ASo&Sa l’esposizione
delle macchine che usiamo per la lavorazione dei prodotti facendole funzionare
e dall'altro il tavolo con gli assaggi. Predisponiamo così i tavoli che Elsa ha
già ricoperto con le tovaglie della festa. Poi terminiamo di imbustare il brodo
vegetale, il muesli e i golosissimi biscotti di Sabah, mettiamo le etichette e
via! con l’esposizione nelle vetrine dell’Angolo che Emanuele ha diligentemente pulito.
Sera. Piazza Tahrir.
Stasera con noi c’è anche Padre Alberto che è di partenza
per il Mozambico dove trascorrerà dieci giorni in ritiro. Il suo aereo parte all'una di notte e ha intenzione di andare a vedere cosa accade in Tahrir. Con
Valter e Valerio decidiamo di accodarci sentendoci al sicuro con una persona
che parla bene l’arabo e che opera qui da diverso tempo. Non staremo molto,
giusto il tempo di fare più nostro il senso di questa nuova rivoluzione,
sentire più nostra la richiesta di democrazia vera, di lavoro, di prospettive
per un futuro che oggi appare a rischio di deriva fondamentalista e denso di
insicurezze per tutti gli egiziani, siano essi mussulmani che cristiani.
Dopo cena usciamo e in meno di dieci minuti arriviamo. La
piazza è piena così come le strade laterali. Ci intrufoliamo fra la folla e
Alberto ci dice di stare nel centro della piazza che è considerata una zona sicura.
Siamo immersi nella folla. Davanti a noi due strade. Alla nostra
destra El Kasr El Aimi Street conduce all'università americana che da qualche
giorno è chiusa per questioni di sicurezza. All'inizio di questa via c’è un
grande palazzo di vetro dove, agli ultimi piani, si riflette il fuoco di un
incendio causato dalle bombe Molotov. Ma lo sguardo della folla è indirizzato
alla nostra sinistra verso Mohamed Mahmoud Street.
Non capiamo dove sia l’incendio. Gli slogan si susseguono
incessanti. La folla è densa e si percepisce una forte carica emotiva.
Delusione, rabbia e speranza sono un buon combustibile per far procedere il
motore del cambiamento. Donne, velate e non, e bambini non mancano in questa
piazza: per le prime si tratta di una doppia rivoluzione, per i secondi di
sperare in un futuro possibile.
Alle nostre spalle, saliti sul rialzo del centro della piazza,
notiamo una grandissima bandiera egiziana portata a guisa di lenzuolo steso
dalle mani di molti giovani. Uno di loro, sostenuto in alto da alcuni ragazzi, urla
uno slogan che la folla ripete con tono forte e deciso.
Sembra il ruggito di un leone in procinto di essere liberato nell'arena per il combattimento.
Anche se non ci sono le avvisaglie di possibili scontri,
quantomeno in quel momento, decidiamo di abbandonare la piazza e di andare a
berci sopra una birra. Noi, come stranieri, non possiamo fare altro che essere
testimoni di questo momento così importante per la democrazia in Egitto.
Torneremo qui ogni sera per seguire da vicino l’evoluzione della piazza così da
tenervi aggiornati.
Salam
Simonetta
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