Il cambio della stagione al Cario è un evento quasi
impercettibile ai miei occhi: non il lento mutare dei colori della natura, né il
cielo che si fa grigio e gonfio di provvida pioggia, mi parlano dell’autunno
che arriva.
Solo ogni tanto capita, svegliandosi alla mattina e posando
o sguardo al vetro della finestra, di vedere un velo di nebbia grigia ispessire
l’aria polverosa della città. Più tardi, al levare dell’umida coltre, il cielo
riprende la sua vita assumendo, fra innocue nuvole, quell'azzurro a volte così nitido e intenso che da
solo ti parla d’autunno, giacché il sole si fa clemente nel dispensare afa e
calore. E se il giorno ti regala un piacevole tepore, il calar della sera ti
invita a coccolarti dentro un golfino.
Capita poi che, con una certa nobile nonchalance, la notte
raffreddi i bollenti spiriti estivi, finché una mattina ti svegli sentendo
d'aver dormito male. Allora ti metti in ascolto e capisci che si trattava di
freddo, semplicemente freddo.
Ecco che giunge improvvisa la consapevolezza che, anche qui, la
ruota delle stagioni fa il suo giro. Compare così la prima coperta, in attesa
della seconda, che parlerà dell’arrivo dell’inverno.
Ma questa è un’altra stagione.
Abbraccio
Simonetta
Autunno al Cairo, 9 novembre 2012 |
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