mercoledì 23 aprile 2014

Egitto, il volto della povertà

Euronews, 21 aprile 2014

Nel distretto di Duwaiqa, c‘è il quartiere di Manshiet Nasser, una delle baraccopoli alla periferia del Cairo. Qui, tutto ricorda che l’Egitto è uno tra i paesi arabi più poveri: il 48.9% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Considerata come una delle cause della rivoluzione del gennaio 2011, la povertà non è diminuita da allora, al contrario, è aumentata a causa della recessione economica, dell’aumento della disoccupazione e dei bassi salari.

Qui le case sono stipate in un labirinto di strade privo di sistema fognario.
L’acqua reflua scorre per i vicoli e i bambini la usano per giocare.
In una piccola casa con un solo locale vivono Hussian Abo e i suoi cinque figli.
Hussian Abo vive qui con i suoi cinque figli: “Non posseggo nulla, non ho reddito, no ho un lavoro, questo è quello che mangiamo, niente olio o altro, niente pane”.
Senza energia elettrica, senza acqua potabile, in condizioni igieniche inesistenti e la lista non finisce qui.
“Come potete vedere, dove vivo è molto piccolo – spiega una donna -, non ho alcuna assistenza dal governo. Vivo in una camera e l’acqua di scarico mi entra dalla finestra”.

Le istituzioni non sono state capaci di soddisfare le esigenze dei cittadini, senza contare i problemi sociali che si sono manifestati nella Comunità negli ultimi tre anni. Inoltre, non esiste uguaglianza per le opportunità e la giustizia sociale, e questo rimane ancora la richiesta principale della rivoluzione d’Egitto.

Ashraf Salem è un residente: “La gente qui è molto stanca e c‘è una rivoluzione imminente: è la rivoluzione del popolo affamato, chiediamo una soluzione, lo Stato deve farci sentire che c‘è”.
In questa zona vivono anche gli “Al-zabalin”, circa 35mila persone, la maggior parte occupati nella raccolta e nella vendita dell’immondizia da riciclare.

Mohammed Shaikhibrahim, inviato di euronews al Cairo: “Tra il disinteresse dei regimi deposti e isolati, la povera gente in Egitto sta vivendo un cammino di vera sofferenza, dove si cerca una dose di acqua pulita per placare la sete e un pezzo di pane per riempire lo stomaco”.

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