giovedì 28 febbraio 2013

2 giorni di full immersion allo “Sheraton”

Ahlan wa sahlan habibi!
non ho parole per descrivere la gioia provata nel trascorrere due giorni con Suor Teresa e i suoi ragazzi ospite a casa loro: un’esperienza che porterò sempre custodita nel mio cuore.
Mi sono letteralmente lasciata sommergere dall'esuberanza e dalla gioia dei ragazzi allo stesso modo di come sono stata amorevolmente coinvolta nei loro problemi. 

martedì 26 febbraio 2013

Il vangelo di oggi per riflettere ...


Ahlan wa sahlan habibi!
In questo che voglio pensare il "punto fermo" dove inizia il cambiamento per il quale, nei modi più diversi ma sempre autentici e disinteressati, in tanti lavoriamo da anni, credo che ognuno di noi, rapportandolo al proprio "credo", possa trarre spunto dal vangelo di oggi, e non dico altro per non dare la mia lettura, lasciando ognuno libero di interpretarlo. 
(Tratto da "evangeli.net")

domenica 24 febbraio 2013

Giocalavorando con danza = creativando

Ahlen wa sahlen habibi!
finalmente abbiamo ripreso i lavori. Mi resta davanti ancora poco tempo per proseguire la mia parte di lavoro nel progetto, dopodiché ... Trento arrivo!
Quella di oggi è stata una giornata molto intensa in cui abbiamo incominciato a capire come si struttura una storia. Mentre da noi queste sono cose scontate, in questo Paese sono una novità ed è bello vedere come i nostri ragazzi siano recettivi.

venerdì 22 febbraio 2013

Egitto, fra i delusi di piazza Tahrir: "Così i Fratelli musulmani ci portano al disastro"

Un articolo di Bernardo Valli, lungo ma molto interessante ... 

Le paure del Paese a due anni dalla fine di Mubarak. Le speranze dei laici oggi sono riposte nell'esercito che pure, a lungo, era stato considerato un nemico.

martedì 19 febbraio 2013

16 febbraio, si riprende …

a lavorare. O, meglio, prima di riprendere a giocalavorare  ci siamo fatti un film e una pizza ... 
Sì, perché dopo un mese in cui non abbiamo prodotto, in cui ho visto i ragazzi e Suor Teresa andando in visita allo Sheraton, ho ritenuto opportuno riprendere i contatti offrendo loro un momento conviviale.

venerdì 15 febbraio 2013

San Valentino il giorno dopo, diario.

Seduta nella mia stanza, con i postumi di un San Valentino festeggiato al Naadi che ci ha visto chiudere, a lavori finiti, alle 3 del mattino, mentre il muazzim ha incominciato la sua litania delle 12.15, in questa pagina di diario prendo nota di alcuni pensieri e sensazioni vissute ieri.
Vedo se riesco a riprendere il filo del mio pensare mentre, nel tardo pomeriggio camminavo verso Zamalek dove avevo appuntamento con Luisella e la sua piccola Sara, per un caffè al Sequoia.

martedì 12 febbraio 2013

Helwan - حلوان - Il mercato, le scuole comboniane, il giardino giapponese

Ahlan habibi,
ieri, anniversario della caduta di Mubarak, con Elsa siamo andate a trovare i padri e le suore comboniane di Helwan dove rispettivamente, gestiscono due ottime scuole. Abbiamo fatto un giro per il mercato di questa cittadina a sud del Cairo, dove ho fatto alcune foto che mi fa piacere condividere con voi.
Più sotto potete vedere la foto delle due scuole e del giardino giapponese fatte nell'ottobre 2012.
Salam
Simonetta



sabato 9 febbraio 2013

Aataba, l’odore dell’umanità perduta

Aataba, 9 febbraio 2013

Ahlan habibi,
oggi ho deciso di riprendere contatto con Aataba, uno dei luoghi che ha segnato l’inizio della mia esperienza al Cairo.
A quel tempo rimasi davvero impressionata e la sensazione fu quella dell’invasione totale della mia persona, fino nelle viscere più profonde. L’ultima volta, ricordo, ci andammo in cerca di barattoli di vetro recandoci nel “settore” dedicato al vetro riciclato. Ebbene, ho scoperto che i barattoli venivano estratti dal rifiuto indifferenziato raccolto e “scaricato” nel quartiere del Mokattam, poi lavati, non si sa come, e rivenduti. Fu davvero uno shock e dopo di allora mi rifiutai di andare ancora in quello che è il quartiere mercato più importante del Cairo.

Aataba, diario del 7 novembre 2012

Ieri abbiamo deciso di andare ad Aataba a cercare il materiale per imballare i prodotti che vogliamo vendere nell'angolo della solidarietà e della salute del Naadi.

È già la seconda ambulanza che cerca di farsi spazio nel traffico bloccato  La sirena continua imperterrita a urlare fintanto che qualcosa non si muove … ecco, è riuscita a passare, i clacson tornano a farla da padroni.

Con Elsa e Sabah abbiamo preso un taxi che, con i tempi obbligati dal traffico cairota ci ha portate al margine di Aataba, quartiere mercato dove ero già stata con Joseph in cerca dei pezzi di ricambio per la Singer e di legno per costruire un attrezzo dove mettere a seccare la pasta fresca fatta in casa.
Il quartiere è diviso per tipo di merce: la zona del legno quella degli imballaggi, delle stoffe, del vestiario, dei macchinari, degli elettrodomestici, di profumi e spezie … eccetera.
Un quartiere esposizione dove tanto viene messo lungo strade e marciapiedi e altrettanto nelle botteghe, negli appartamenti, negli anfratti fra i grattacieli …

Rajo, o Fufi come in alcuni lo chiamiamo, il cagnolino ospite della missione, sta facendo le corse per il lungo corridoio, arriva nell'ampio disbrigo antistante le camere dove si esibisce il spettacolari derapate. Fino ad ora è stato in cortile assieme a Gaston, la mascotte settantasettenne  arabo francese del Naadi. Un personaggio molto particolare, che vive da solo in un grande appartamento non distante da qui. Ogni giorno, con il suo bastone ed un passo piuttosto celere anche se claudicante, se ne arriva al Naadi, si siede all'aperto su una sedia e guarda, controlla, conversa, gira. Potremmo definire la sua un’adozione che ormai è divenuta istituzione.
Io e Gaston ci facciamo grasse risate insieme. Alla mattina lo saluto con un sorridente “bonjour Gaston”, lui mi risponde “Bonjour madame”. Poi mi avvicino e gli do la mano. Lui parla in francese o in arabo, io italiano o inglese. Dunque non ci capiamo! E allora iniziamo a gesti … e giù a ridere!

Giriamo, dunque, per Aataba in cerca di un rotolo di plastica per confezionare sottovuoto i prodotti alimentari, barattoli di vetro sempre a scopo alimentare e un vaporetto di cui nessuno conosce l’esistenza.
Ora passiamo a quanto ho visto.

Non metterò le virgolette ogni volta che vorrò indicare che alla parola che adopero non corrisponde la nostra idea, quale realtà effettiva della cosa. Ad esempio, se scrivo negozio, non intendo il nostro genere di negozio, ma un indefinibile luogo dotato generalmente di scaffalatura e una sorta di banco vendita. Il resto si racconta da sè.

Aataba.
Premessa: una naturale e congenita sporcizia pervade ogni cosa, ogni dove.
Entriamo dunque nel primo negozio dove si vende materiale per imballaggio di alimentari: polistirolo, bicchieri e piatti di palstica, scatole e scatoline, carta per i pasticcini ecc. Elsa chiede, mostrando il nostro campione di merce, se da loro se ne trova. Prendono in mano la cosa, la osservano, saggiano il materiale, e rispondono che non esiste. Così uno, due, tre negozi. Chiediamo in giro e ci indicano un posto “alatul e poi shmell e ancora iimin” (dritto a sinistra e poi a destra) dentro un portone e al secondo piano a shmell.
Camminando in fila indiana sotto un sole ancora molto caldo, ci facciamo largo fra merce e persone, chiedendo indicazioni ogni tanto, fino a giungere al portone. In molti urlano per richiamare l’attenzione sulla propria mercanzia.
Entriamo. Elsa e Sabah proseguono senza alcun sussulto mentre io rimango sbalordita dalla situazione: alla mia destra un venditore di qualcosa è seduto con il suo banchetto. Dietro di lui l’idea di un ascensore, davanti a noi le scale. Definire l’ambiente sporco è poco. Ma dirò solo sporco che altro non saprei dire. Lungo le scale c’è un viavai di persone, assolutamente in sintonia con il luogo. Sui pianerottoli si affacciano aperture che conducono dentro stanze piene di merce. Il tutto senza alcuna luce naturale. Non c’è l’ombra di una finestra.
Dico subito a me stessa che non avrei comprato nemmeno uno spillo in quel luogo, ma tacendo col resto del mondo, seguo le mie compagne fino al secondo piano. Entriamo nella stanza alla nostra sinistra dove si trovano due persone alle quali Elsa chiede le solite informazioni.
Ci mostrano un grande rotolo di plastica doppia che, a parere loro, potrebbe servire allo scopo.
Mi spiace essere così tranchant, ma un secco no esce senza alcuna pazienza dalle mie labbra.
Forse ci posso foderare i libri di scuola con quella plastica, riporre le maglie invernali, ma niente di più.
Ci chiedono, senza consapevolezza, se ne abbiamo bisogno per esportare in Cina, che è quella che usano! Per carità … la Cina, il luogo dove, per eccellenza, si produce merce di scarso valore quando non pericolosa per la salute. Soprattutto dei bambini che lì, in Cina, vengono pure sfruttati.

Made in China.
Qui apro un inciso che il pensiero vi si attarda senza lasciarmi proseguire altrimenti …
Sabah deve comprare una tutina per la piccola Elena, la sua bambina di tre anni. Così ci fermiamo, di passaggio fra le vie degli elettrodomestici dove inutilmente abbiamo cercato il Vaporetto, the plastic zone e la tappa successiva alla ricerca del vetro perduto.
Il primo banchetto è governato, come tutti gli altri, da un maschio. Un giovane maschio. Sabah guarda i colori, cerca la misura della tutina. Io ed Elsa meno interessate ma da brave mamme navigate, con fare sapiente saggiamo la merce. Ad un certo punto mi rendo conto che non c’è nulla, assolutamente nulla che non sia sintetico. Mi chiedo dove sarà finito il famoso cotone egiziano. Cerco le etichette per vedere i componenti: neanche l’ombra. Solo si legge la marca e Made in China.
Dico ad Elsa, interprete fra me e Sabah, di dirle di non prendere nulla che avremmo guardato più avanti.
E così facciamo. Faccio spiegare che indossare tessuti solo sintetici è dannoso. Non vado oltre dicendo che i coloranti dei tessuti che usano in Cina sono tossici.
Al banco successivo altra ricerca. Sabah ha capito e controlla bene i tessuti fino a quando non trova una tutina che, almeno, è garzata all'interno con un leggerissimo tessuto di cotone. Meglio di nulla.
Sono certa che nei grandi centri commerciali dei quartieri in del Cairo si trova anche merce di qualità. Merce che certamente non è dedicata alla maggior parte della popolazione.

Certo che la Rivoluzione ha avuto certamente motivo di essere, peccato che il popolo che è sceso in piazza stremato dalla povertà, non abbia prodotto alcun leader finendo così nelle mani dei Fratelli Mussulmani che erano da tempo organizzati. Spiace dirlo, ma dalla caduta di Mubarak, le cose non sono migliorate per il poplo, anzi … parrebbero peggiorate.

Dunque, imballaggio di plastica non trovato, vaporetto nemmeno, proseguiamo verso la parte del mercato destinata al vetro. Sabah continua a chiedere informazioni. Camminiamo quasi sempre in fila indiana, districandoci fra ostacoli di ogni genere e odori improponibili di cibo. Gatti frugano nelle immondizie gettate a terra mentre alcuni cani gironzolano così, senza capo ne coda. Passiamo accanto ad un locale i cui tavoli, apparecchiati all'aperto  hanno già disposti sopra dei piatti con dell’insalata pronta da mangiare e una stranissima cosa gelatinosa dagli improbabili colori rosa e violetto. Mi si stringe lo stomaco e non voglio nemmeno pormi la domanda di che cosa si tratti. Vorrei evitare di vomitare.
Camminiamo fino a svoltare a iimin dove si snodano, a destra e sinistra, le botteghe che vendono imballaggi di plastica e vetro per creme e profumi. Tutte queste cose contenute in sacchi di plastica disposti lungo la strada.
Del trio io sono sempre l’oggetto dell’osservazione. I capelli grigi, il vestiario diverso, l’età che non corrisponde alla forma del fisico che qui, ad un certo momento si allarga, una lingua diversa. Una sorta di aliena.
Proseguiamo nel caldo delle vie strette che odorano di Cairo. Ancora informazioni, ancora alatul e poi iimin fino ad incamminarci lungo una stradina sterrata quasi in salita.
Mosche. E ancora mosche. Sacchi di plastica bianca lungo una specie di muro di cinta … uomini seduti a far niente o, meglio, ad aspettare. Uomini indaffarati a portare sacchi sulle spalle fino a caricarli su mezzi di trasporto dalla rottamazione certa.
Sabah chiede, ci viene indicato un uomo che sa da boss. Ci guarda strano. Tre donne, una egiziana, l’altra di colore e l’aliena. Quasi non si fida. Ma Elsa è una donna determinata e sa farsi valere.
Così si decide a farci vedere la sua merce. Apre un sacco e compaiono i barattoli: si tratta di vetro riciclato.
Osservo, questa materia è pane per i miei denti e faccio la mia analisi traendo la conclusione.
Sono barattoli usati, separati dall'immondizia del Mokattam, lavati alla bell'e meglio, insaccati nella plastica e messi in vendita. Mi scuso per il gioco di parole, ma io mi rifiuto! Sì, mi rifiuto di pensare che si possa acquistare un prodotto simile per utilizzarlo come vetro riciclato, ancor più per uso alimentare! Sono sbalordita, mi sento offesa per come viene concepito il riciclo. Mi spiace, no, andiamo via, piuttosto compero plastica nuova che vetro sporco.

L’esperienza ad Aataba finisce qui. Questa volta prendiamo la metro, dopo due fermate scendiamo a Sadat e cambiamo linea per arrivare a Nasser, dove si esce su Ramsees street, a casa nostra.
Mentre aspettiamo la metro, chiedo ad Elsa di dire a Sabah che la ringrazio. Le sono grata perché noi abbiamo la possibilità di mangiare a casa dove lei ha imparato, sotto la guida di Padre Giovanni e non solo, a cucinare in modo equilibrato, a tenere pulita la cucina e la casa come siamo abituati in Europa, anche se non sarà mai possibile raggiungere i nostri standard. Ma non è neppure quello che si vorrebbe, perché esagerare non va mai bene.

Ora si tratta di continuare nella ricerca dei materiali. Abbiamo pensato di andare ad una fabbrica di imballaggi che si trova nella città di 6 Ottobre, poco lontano dal Cairo. Lì, se non potremo acquistare le piccole quantità che ci servono, spero che sapranno dirci dove poter trovare quello che vogliamo.

Considerazione finale.
Ancora ua volta non posso che avvertire una profonda mancanza di consapevolezza che nasce dalla mancanza della possibilità di acquisire strumenti in modo diffuso e democratico attraverso lo studio, l’informazione.
La scuola, la formazione e la qualità con qui vengono offerte, sono di primaria importanza. Non si può prescindere da questi elementi se un Paese vuole crescere, in ogni senso. Spero che nel tempo abbia luogo anche una rivoluzione culturale, che la gente chieda di sapere e conoscere per potersi elevare in consapevolezza.

Buona notte.

venerdì 8 febbraio 2013

The people of Egypt & Tunisia


Mentre è tutt'ora in atto la manifestazione "il venerdì della dignità" con cui si chiede un governo di unità nazionale, la sospensione della Costituzione e che Morsi e il ministro dell'interno vengano giudicati per i fatti di violenza compiuti da parte della polizia e documentati la scorsa settimana, è stata aumentata la protezione di Mohamed El Baradei in quanto minacciato da una "fatwa" (qui alcuni articoli leggi qui, leggi qui).

giovedì 7 febbraio 2013

La vita non è uno scherzo

di Nazim Hikmet

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo
ad esempio
senza aspettarti nulla
dal di fuori o da di là,
non avrai altro che vivere.

La prima forte spinta alla vita missionaria di Daniele Comboni

San Paolo Miki e compagni Martiri
Kyoto, Giappone, 1556 - Nagasaki, Giappone, 5 febbraio 1597

E' il primo giapponese accolto in un Ordine religioso cattolico: il primo gesuita. Nato in una famiglia benestante e battezzato a cinque anni, Paolo Miki entra poi in un collegio della Compagnia di Gesù, e a 22 anni è novizio. Riesce bene in tutto: solo lo studio del latino lo fa penare; troppo lontano dal suo modo nativo di parlare e di pensare. Diventa invece un esperto della religiosità orientale, cosicché viene destinato alla predicazione, che comporta il dialogo con dotti buddhisti. Riesce bene, ottiene conversioni; però, dice un francescano spagnolo, più efficaci della parola sono i suoi sentimenti affettuosi.

domenica 3 febbraio 2013

Un sabato pomeriggio passeggiando per Tahrir

Ahlan habibi,
ieri pomeriggio davanti al palazzo presidenziale a Masr El Gedida, si è tenuto il funerale con la veglia di preghiera per il ragazzo ucciso nella manifestazione del "venerdì della liberazione".
Temendo disordini, con Alberto, Peter, Michael ed altri amici mussulmani, si è deciso di non andare.
Siamo invece andati a vedere la piazza. Una piazza dove sono evidenti i postumi delle battaglie appena trascorse. Il presidio resiste e l'aria che si respira è quella di una tranquilla ma attenta attesa degli eventi.
Ho scattato alcune foto per mettervi a parte dello stato della piazza in un sabato pomeriggio post manifestazione.
Salam, Pace!

sabato 2 febbraio 2013

1° febbraio: il venerdì della liberazione o della violenza?

Ieri è stata una giornata politicamente pesante.
La contrapposizione fra la piazza liberale e il governo di Morsi si sta accendendo sempre più nonostante la promessa di non usare violenza durante la manifestazione.

venerdì 1 febbraio 2013

Egitto, Onu condanna violenze su 25 donne in piazza Tahrir

New York (New York, Usa), 31 gennaio (LaPresse/AP) -
Dura condanna delle Nazioni Unite alla notizia di 25 donne vittime di aggressioni sessuali durante le proteste degli ultimi giorni in piazza Tahrir al Cairo, in Egitto. Il direttore esecutivo dell'Entità Onu per l'uguaglianza dei sessi, Michelle Bachelet, ha chiesto alle autorità egiziane di agire per portare i responsabili davanti alla giustizia. Bachelet ha detto che le Nazioni unite sono "profondamente disturbate dalla gravità dei recenti attacchi contro le donne", chiedendo al governo di proteggerle e di punire i responsabili. Anche l'Alto commissario Onu per i diritti umani, Navy Pillay, ha condannato le aggressioni e criticato le autorità egiziane per non aver saputo impedirle e poi almeno punire i responsabili.


Egitto: prove riconciliazione, ma venerdì parola alla piazza


Primo successo mediazione Al Azhar. Al via Comitato per dialogo

(di Danila Clegg) (ANSAmed) - IL CAIRO, 31 gennaio - Dopo una settimana di violenze che hanno causato oltre cinquanta morti, l'Egitto si prepara all'ennesimo venerdì  di proteste, anche se oggi un tentativo di ricucitura fra le forze politiche, ormai fortemente polarizzate, ha visto un primo successo.

Convocati da Ahmed el Tayyeb, gran imam di al Azhar - il più  prestigioso centro di sapere del mondo sunnita - per la prima volta da quando sei mesi fa e' salito al potere il primo presidente dei Fratelli Musulmani, gli esponenti dei partiti avversari si sono seduti attorno allo stesso tavolo. L'iniziativa di el Tayyeb ha raccolto esponenti del partito della Confraternita e della principale formazione salafita, i leader del Fronte di salvezza nazionale, rappresentanti di formazioni laiche e liberali, oltre a esponenti della chiesa copta. Due giorni fa il Fronte aveva respinto l'invito al dialogo lanciato da Morsi, ponendo una serie di precondizioni fra le quali la formazione di un governo di unita' nazionale. Nella sua visita lampo di ieri a Berlino Morsi aveva fatto capire che questa prospettiva non e' nella sua agenda. Oggi la presidenza ha dichiarato di giudicare positivamente l'incontro di al Azhar come un passo importante sulla via della stabilita' sulle strade egiziane. Insieme le forze rivali hanno stilato un documento comune che respinge con forza l'uso e l'incitamento alla violenza e mette in piedi un comitato composto da esponenti dei partiti al governo e alle opposizioni, oltre ai giovani della rivoluzione.

Fra i principi sottolineati nella dichiarazione di al Azhar ''il rispetto del dialogo serio fra tutte le parti del paese e la ricerca di una intesa nazionale''.

Malgrado la partecipazione all'incontro di Mohamed el Baradei, Amr Mussa e Hamdin Sabbahi, principali esponenti del Fronte, insieme al capo del partito dei Fratelli musulmani Saad el Katatni e al numero due della Confraternita Mahmoud Ezzat - l'opposizione e i movimenti rivoluzionari hanno confermato la mobilitazione per domani.

Sotto il titolo "il venerdi' della salvezza" e' stato lanciato l'appello ad organizzare in tutto il paese cortei pacifici in particolare davanti al palazzo del presidente Morsi.

Appuntamento a Ittahadeya dopo la preghiera della mattina, perché  ''la voce del popolo arrivi al potere che non sente, non capisce e non vuole rispondere agli appelli del popolo'', affermano i rivoluzionari. Il Fronte, nel suo comunicato, attacca frontalmente Morsi e la Confraternita, accusati di usare linguaggio e tattiche dell'ancien regime, tacciando i propri avversari di tradimento invece di rispondere alle ''richieste legittime della gente'' e di lavorare con le altre forze ''per salvare il paese''.

La situazione, alla vigilia del venerdì  della salvezza, e' stata tranquilla. Nessuna violenza nemmeno nelle città  sul canale di Suez.

Dall'authority del Canale, passaggio strategico per il commercio mondiale, e' arrivata intanto la notizia che dal primo maggio le tariffe aumenteranno dal 2 al 5% a seconda del tipo di imbarcazione e di cargo. I proventi dal canale di Suez sono una delle principali entrate del bilancio egiziano. (ANSAmed).