lunedì 5 agosto 2013

Egitto: fratelli sì, ma tutti laicamente egiziani.

Il 25 agosto si celebra il processo contro i capi dei Fratelli musulmani. Attacchi contro cristiani
Timori per nuovi scontri. La Fraternità decisa a continuare i sit-in nonostante i divieti dell'esercito e del ministero degli interni. Il gen. Al-Sisi dialoga con i salafiti. Usa, Ue, Emirati, Qatar in visita al Cairo. Al Qaeda accusa i cristiani di collusione con il "colpo di Stato". Assalti a chiese e fedeli.

Il Cairo (AsiaNews) - Diversi leader dei Fratelli musulmani (Fm) andranno  a processo per "incitazione alla violenza" il prossimo 25 agosto. La notizia diffusa ieri potrebbe infuocare ancora di più la Fraternità nel suo braccio di ferro con l'esercito dopo la deposizione del presidente Mohamed Morsi. Crescono intanto le minacce contro i cristiani da parte dei gruppi pro-Morsi.

La suprema guida dei Fm, Mohammed Badie (a destra nella foto)  - fuggitivo - e altri due capi - Khairat al-Shater (a sin. nella foto) e Rashad Bayoumi, attualmente in prigione, sono accusati di aver incitato alla violenza i loro seguaci durante le  gigantesche manifestazioni anti-Morsi del 30 giugno. Altri membri sono accusati anche di aver ucciso alcuni dimostranti. Lo stesso Morsi, che si trova agli arresti, è accusato di violenze avvenute alla caduta di Mubarak e di collaborazione con Hamas, il movimento islamista che governa la Striscia di Gaza, responsabile di molti attacchi ai militari egiziani sul Sinai.

Il processo potrebbe spingere a gesti violenti il gruppo dei Fm che dopo la caduta di Morsi continua ad occupare due piazze del Cairo, nonostante gli avvertimenti e le minacce dell'esercito e del ministero degli interni che chiedono la fine delle dimostrazioni.

Il gen. Abdel Fattah al-Sisi, capo delle Forze armate, continua a inviare messaggi marziali e  di dialogo. Ieri ha incontrato alcuni religiosi salafiti, Mohammed Hassan e Mohammed Abdel Salam, vicini ai gruppi pro-Morsi, sottolineando che vi è ancora tempo per "una soluzione pacifica, purché ogni parte rifiuti la violenza". Ma la Fraternità ha dichiarato che i due salafiti non avevano alcun mandato di negoziare a nome loro.

In questi giorni inviati dagli Usa, dall'Unione europea, dagli Emirati, dal Qatar vanno e vengono dal Cairo per cercare una soluzione pacifica alla crisi. Un osservatore egiziano fa notare però che tutti questi personaggi danno molta enfasi alla visita a Morsi e ai Fratelli musulmani, ma non domandano nè visitano personalità delle minoranze.

I Fratelli musulmani rimangono fermi nella loro posizione: la deposizione di Morsi è un colpo di Stato ed essi continueranno  a manifestare fino al suo reinsediamento.

In appoggio ai Fm vi è pure una dichiarazione di Ayman al-Zawahiri, il medico egiziano a capo di Al Qaeda. Egli ha bollato la destituzione di Morsi come "un complotto americano", in combutta con gli interessi dell'esercito e della minoranza cristiana copta.

Quest'ultima sottolineatura segna un accresciuto pericolo per le comunità cristiane che dalla deposizione di Morsi vedono aumentare violenze contro fedeli, uccisioni di sacerdoti, assalti contro chiese e scritte ingiuriose contro di loro.

Quasi a rispondere all'appello di Zawahiri, ieri un gruppo di pro-Morsi è arrivato alla chiesa di san Giorgio a Sohag (Alto Egitto) e ha piantato una bandiera di Al Qaeda sul tetto dell'edificio, gridando slogan esaltanti l'islam. Sempre ieri, a Girga (Alto Egitto), gruppi di fondamentalisti sono entrati in chiesa e hanno gridato slogan contro il patriarca Tawadros, minacciando la sua fine.


5 luglio 2013

Il dopo-Morsi: cristiani e chiese nel mirino degli islamisti
Fuggite 100 famiglie cristiane dal Sinai dopo l’uccisione di una sacerdote copto e la decapitazione di un commerciante cristiano. Chiese crivellate di colpi; negozi di cristiani segnati per possibili attacchi; dimostrazioni contro il patriarca Tawadros, “reo” di aver appoggiato la caduta di Morsi. I cristiani rischiano di essere il capro espiatorio dei gruppi islamisti e dei Fratelli musulmani.

Il Cairo (AsiaNews) - Oltre 100 famiglie cristiane sono fuggite da El Arish, nel Sinai per le minacce di uccisione lanciate da gruppi islamisti dopo la caduta di Mohamed Morsi. Il 6 luglio scorso un sacerdote, p. Mina Abboud Haroan, 39 anni, è stato ucciso; l'11 luglio il corpo di un altro cristiano, un commerciante copto di  Sheikh Zowayd, è stato ritrovato con la testa decapitata. Era stato rapito alcuni giorni prima. Attualmente tutte le chiese copte del Nord Sinai hanno cancellato tutte le funzioni e gli incontri, meno la messa del venerdì. Ormai a Rafah e a Sheikh Zowayd non vi sono più cristiani.

La penisola del Sinai è stata sempre sede di gruppi islamisti, molti dei quali legati alle squadre militanti di Hamas a Gaza.

E da decenni combattono contro l'esercito egiziano che cerca di fermare rifornimenti di armi e contrabbando nella Striscia. Su ordine di Morsi e della Fratellanza, l'esercito aveva ridotto la pressione su di loro, per ritornare in forze dopo la caduta del successore di Hosni Mubarak.

Pochi giorni dopo la rimozione di Morsi, nel Sinai vi sono stati decine di attacchi contro stazioni di polizia, posti di blocco dell'esercito,  individui delle Forze armate.  Ma gli attacchi sono venuti anche contro i cristiani, "rei" di aver appoggiato la caduta di Morsi.

Il 5 luglio scorso, il gruppo jihadista "Ansar al-Shari'a nella terra di Kinaanah" (cioè l' Egitto), ha diffuso una dichiarazione promettendo di rispondere alla "guerra contro l'Islam in Egitto", portata avanti da "laicisti, atei, fedeli di Mubarak, cristiani, forze di sicurezza e leader delle Forze armate".  Nella dichiarazione si afferma che la democrazia è "blasfema" perché tenta di porsi al posto di Dio e mettono in guardia da possibili "massacri di musulmani in Egitto".

I cristiani, e in particolare il patriarca Tawadros, sono accusati di essere conniventi con l'esercito per la rimozione di Mohamed Morsi. Alla cerimonia di destituzione di Morsi erano presenti il patriarca copto Tawrados e il grande imam della moschea di Al Azhar, Ahmed al-Tayeb. In molte manifestazioni pro-Morsi, organizzate in questi giorni dai Fratelli musulmani, al-Tayeb viene bollato come "un traditore".

Anche il patriarca copto è accusato di aver tradito l'Egitto. Tre giorni fa a Heliopolis almeno 2mila giovani della Fratellanza, hanno scritto sui muri della chiesa (cattolica)  "Abbasso Tawrados", in una manifestazione durata diverse ore.

La minoranza copta rischia di essere presa di mira come un capro espiatorio a cui far pagare la caduta del presidente Morsi e la perdita di potere della Fratellanza.

Fonti cristiane in Egitto, confidano ad AsiaNews che "la tensione è molto alta" anche perché la Fratellanza, aiutata da jihadisti infiltrati, si sta lanciando in una serie di attacchi anticristiani, dal sapore terrorista.

Tre giorni fa, il villaggio cristiano di Dabaaya è stato attaccato da un gruppo di armati che hanno incendiato 23 case e ucciso quattro cristiani. Uno di loro, Emile Nessim, si era prodigato per raccogliere le firme dei Tamarod (i ribelli), che hanno portato alla caduta di Morsi.

Il 9 luglio, la chiesa di Mar Mina a Porto Said è stata crivellata di colpi da un gruppo di ignoti.

Nei giorni scorsi a Minya (250 km a sud del Cairo), un gruppo di islamisti ha disegnato delle croci su alcuni negozi di copti egiziani. La gente teme che questo gesto -  "di sapore nazista", affermano  - sia il preludio a un attacco terrorista per bruciare gli edifici segnati.

Alcune fonti fanno però notare che più in generale, dopo la destituzione di Morsi, fra musulmani e cristiani vi è un maggiore senso di riconciliazione: "C'è una più forte solidarietà nel contrastare l'estremismo e nel far maturare l'unità nazionale".

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