domenica 21 ottobre 2012

Finalmente allo Sheraton!


Primo contatto con l’orfanotrofio e il progetto burattini. Sabato, 20 ottobre 2012.

Ahlan wa sahlan!

Con Emanuele stamani abbiamo preso l’autobus sotto casa circa alle 9.20 e abbiamo viaggiato a lungo, per circa un’ora, fino a giungere nei pressi del quartiere denominato Sheraton, dall'omonimo hotel che ora ospita anche l’orfanotrofio, oltre ad un reparto per ragazzi disabili. Nel tragitto ho condiviso con lui l’idea di come lavorare con i ragazzi costruendo una storia, rendendola “commedia”, facendo disegnare a loro i burattini, realizzarli, fare i fondali coerenti con la storia, costruire un piccolo teatrino trasportabile ed infine,  mettere in scena la commedia!
Emanuele è stato entusiasta dell’idea e ha deciso di seguirmi … abbiamo bisogno l’uno dell’altro: lui di qualcosa da far fare ai ragazzi e io di un interprete, oltre che di un collaboratore!

Siamo scesi prima che i bus prendesse la salita per l’aeroporto e abbiamo camminato per circa 10 minuti prima di arrivare a destinazione. Emanuele mi spiegava che “quelle che si vedono qui sono chiamate le case Sheraton”.  Appena ho visto le cinque torri della moschea, mi sono ricordata esattamente quando ero stata lì, l’ultimo giorno prima del rientro a Trento, nel dicembre 2011. Era un venerdì, giorno di festa per i mssulmani che dunque pregavano.
Avvicinandoci sempre più, rimango colpita, tanto da esclamare, dalla presenza di una limousine … e poi addirittura di una seconda limousine!
Si usa,  mi spiega Emanuele, per i matrimoni in pompa magna. 

Arriviamo all'ingresso …

Appena varcata la soglia del secondo piano, i ragazzi impegnati ai loro banchi lungo il corridoio dove si affacciano le loro stanze, si sono alzati andando incontro a Emanuele. Ho visto una grande gioia e simpatia muoversi fra di loro e tutti hanno voluto presentarsi anche a me stringendomi la mano e ripetendo con facilità il mio nome. In alcuni si ricordavano della mia visita del 2011.

Spunta fuori dalla cucinetta del piano suor Afefe, la mitica mamma di 38 ragazzi (erano 42 l’anno passato).
Mi riconosce e mi viene incontro con un grande sorriso e ci abbracciamo con autentica gioia, felici di rivederci.
Ti avevo promesso che sarei tornata, le dico, ed eccomi qui. È il Signore che ti manda, sei una benedizione, mi risponde.
Anche se vivo questa cosa con un po’ di ritegno perché mi pare esagerata, capisco cosa vuole dire … anche se, fortunatamente, ora c’è suor Teresa che l’aiuta, i ragazzi sono sempre tanti e non ci sono laici disposti ad andare ad aiutare.

Seduti su tre sedie, con i bicchieri colmi di acqua fresca posati su di una quarta sedia, prima ci raccontiamo un po’ di noi per poi giungere a raccontarle del nostro progetto.
Apro una parentesi. In questi giorni, nell’attesa di andare a trovarla, ho realizzato che il progetto Maestri burattini prevede tempi lunghi, che potremmo definire “tempi egiziani”, per la sua messa in cantiere e realistica partenza! Per questo ho deciso di rendere concreto al più presto il progetto per i ragazzi di suor Afefe.
Torniamo alle nostre sedie … Parlandole del progetto che abbiamo in mente io ed Emanuele, ci tengo a farle presente i vari aspetti che questo tocca: quello educativo, quello psicologico, quello creativo e quello artistico. Non meno importanti sono l’aspetto del lavoro di gruppo e del ruolo di guida dei più grandi.

Afefe si dimostra entusiasta e ci porta dal direttore del centro, Padre Camil per presentargli direttamente la cosa. Uomo di grande intelligenza e sapere, dinamico e simpatico … spiritoso e psicologo è rimasto entusiasta del progetto tanto da proporsi come “lettore delle storie” dalle quali i bambini avrebbero dovuto ricavare testo teatrale e personaggi… Ho chiesto di avere due o tre “grandi” che seguissero i piccoli in nostra assenza in modo che il lavoro vada avanti con costanza e acquisendo una certa autonomia nella produzione sia intellettuale che creativa. In questo modo, quando arriva il sabato, giorno della nostra presenza, possiamo verificare il lavoro svolto e proseguire sia nell'elaborazione che nella “costruzione”.
La cosa interessante è che i ragazzi grandi dello Sheraton, hanno appena iniziato due corsi che P. Giovanni ha messo in piedi per i giovani. Si tratta dei corsi di Leadership e di scultura.
Per cui abbiamo capito che si tratta di un intreccio di cose che sta prendendo via via una strada comune …

Parliamo di testi, di fiabe, di storie da scegliere, da elaborare … e P. Camil tira già fuori delle idee vedendosi bene come lettore, appunto. Poi dice che è necessario andare in libreria … e così l’idea incomincia a prendere la consistenza della cosa reale … sono felicissima, e credo che si veda! Gli dico che abbiamo raccolto dei fondi fra i miei amici e colleghi e lui ne rimane felicemente stupito!
Lo invito a venire a trovarci al Cordi Jesu così da andare insieme in libreria che ce ne è una bella e antica vicino casa… ma non so se hanno libri per bambini …
Comunque lui coglie subito l’invito, telefona a P. Giovanni e si accordano per martedì a pranzo.

Poi si parla di Elhamy, l’artista che siamo andati a visitare e che sarà coinvilto nel progetto Maestri burattini e lui se ne esce dicendo che è un amico della famiglia da antica data. Lo guardo e gli dico: il mondo è piccolo anche al Cairo! E si fa ancora più piccolo quando scopriamo che entrambi abbiamo contatti con Teresa, l’insegnate italiana alla scuola internazionale del Cairo che è venuta a parlarmi di un progetto che voleva far fare ai bambini delle sue classi denominato “un ponte con l’orfanotrofio” … e di quello si trattava J

Davvero incredibile come il mondo sia piccolo, non è forse vero? Ma potremmo dire anche che in un piccolo posto si possono incontrre grandi energie che lavorano per il bene. Perché le strade del bene, come dice P. Giovanni, non sai mai che direzione prendono, come si muovono, dove si insinuano …
Mi vengono i brividi a pensarci, brividi dati dall’emozione che solo la gioia di fare qualcosa di buono e giusto può darti!

Poi ho conosciuto e parlato con Sr Teresa, discutendo sul carattere dei bambini, sulla difficoltà di educarli, di farli studiare … insomma, come fra mamme, solo che lei ne ha molti di più di figli a cui badare … e ha i capelli grigi come i miei J
Credetemi se vi dico che avrei mollato qualche bella sberlotta a qualcuno di loro … a quelli strafottenti, esattamente come quelli italiani e del resto del mondo. Ma, non conoscendo la lingua, non potevo nemmeno rispondere. Devo dire che è stato sufficiente qualche sguardo un po’ “crudo” per tenere a bada i più furbetti!

Abbiamo finito con aiutarli a fare dei compiti: io cercavo in inernet le risposte per una ricerca di geografia ed Emanuele traduceva a Mark, il ragazzino incaricato di fare il compito per tutti! Mark ha un’aria seria e intelligente, ci siamo subito intesi.

Quando è stata l’ora del pranzo, le 13, abbiamo declinato l’invito e siamo ripartiti alla vòlta di casa. Stavolta abbiamo preso un altro tipo di bus, uno di quelli piccoli che poi si riempiono come un uovo, per arrivare alla fermata della metro. Alle 14.20 eravamo al Cordi Jesu … subito la tanto desiderata doccia, yogurt con marmellata di datteri, te, controllo posta e veloce riposo ….(stendere le gambe 10 minuti con questo caldo è d’obbigo per me!)
Alle 16.30 sono uscita con Giovanni per andare al Maadi dove celebrava la messa in italiano.
Come sempre la sua profonda e avvincente interpretazione del Vangelo mi ha regalato momenti di buona riflessione. Poi una granita al limone con menta in un bar stile occidentale vicino alla chiesa, condita da  belle chiacchiere, e infine il ritorno a casa.
Due parole con Elsa sulla giornata passata con suo figlio, un saluto ad alcune persone conosciute lì nel Naadi e, ciliegina sulla torta, Joseph mi ha invitata a mangiare una focaccia, tipo pizza farcita, in un locale chiamato Gad, tipo il nostro Spizzico … grazie Joe!!!
Ora chiudo la giornata, stanca ma soddisfatta. Sento di aver incominciato qualcosa … se non altro quello per cui sono venuta qui.
Salam!
Simonetta





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