domenica 23 dicembre 2012

Miei cari ...

è qualche giorno che ci sto pensando e mi dovete scusare se, a maggior ragione oggi, non riesco a trovare ispirazione per fare un’augurio di Natale che sia portatore di speranza. Potrei farlo, ma sarebbero parole non sentite in questa antivigilia di Natale.

Oggi, in via ufficiosa, si è saputo che la Costituzione egiziana è passata. Domani sarà ufficiale.
E, purtroppo, sappiamo tutti molto bene come è andata.
Lo sappiamo anche dalle voci dirette di giovani mussulmani che, andando a votare, una volta lasciata la propria firma con l’impronta digitale, sono stati invitati ad andarsene che ci avrebbero pensato loro a votare, in loro vece.  Ogni Paese democratico che si rispetti, dovrebbe disconoscere questo governo che non ha nulla a che vedere con la millantanta democrazia.
Se poi guardo al mio Paese, alla mia Italia, non posso certo gioire, a maggior ragione dopo l’intervento del Presidente del Consiglio uscente.
Un discorso impeccabile nell'uso “ben soppesato” di ogni parola e frase e senza variazioni di inflessione. Certo, non lascia spazio ad alcun dubbio la sua preparazione, la capacità - sua e del suo governo- di aver salvato l’Italia dal baratro. E c’è da crederci, perché no. Non voglio immaginare cosa sarebbe successo diversamente, visto che nessun vento di rinnovamento soffiava allora, capace, alle porte del nostro Parlamento.
Ci ha detto, con calma e certezza, che un governo la cui maggioranza spaziava da destra a sinistra, non poteva che raggiungere alcuni risultati importanti, popolari o impopolari ognuno per il proprio “giardino”. Risultati che, ha detto, con maggioranze pendenti più qui che lì, non si sarebbero ottenuti, come la legge sulle pensioni e quella sulla tassazione dei capitali.
Ci ha detto quanto siamo stati bravi, noi cittadini comuni, a fare quadrato, a tirare i remi (e molto altro) in barca per affrontare la “loro” crisi.

Ma non ho sentito parlare dei costi della macchina politica e della dirigenza statale e dei loro vasti dintorni o, ad esempio, del finanziamento della TAV mentre latita il rimodernamento ed efficientamento del sistema di trasporto per i pendolari, dalle metro ai treni. Non si è detto poi, di come lo Stato sia assente nel controllo della gestione delle regioni e dei comuni che falliscono, cadendo uno dopo l’altro, vittime delle manie di grandezza, o collusione con le mafie, di governatori e sindaci senza scrupoli. Che ci siano interessi comuni che girano?
Mentre c’è una parte del Paese che continua a gozzovigliare nella ricchezza (non sempre guadagnata onestamente), ce n’è una, ben più grande, che arranca con fatica, senza prospettive. Altro che fare figli!, come ci invita il Presidente, ma quali figli? In un Paese dove la scuola pubblica sta navigando a vista, dove la sanità sta diventando un lusso, dove i servizi pubblici sono scadenti, dove abitare, mangiare e vestire, pilastri della sopravvivenza, hanno costi sempre più elevati?
Certo, il Presidente uscente Monti, ha l’aria seria, di chi sa. E certamente sa più di molti altri, non v’è dubbio. Ma come tutti gli altri, sa anche che certi equilibri “economici” non si toccano come certi privilegi devono rimanere tali e forse, certe storie, taciute.

Si parla di “volti nuovi” nella politica. Ebbene, il nostro Trentino ne proporrà giusto giusto uno al Parlamento. Uno che saprebbe bene come spiegare come si fa a governare senza contraddittorio.
Da Principe, il nostro Dellai, punta a diventare vescovo in quel di Roma. Dopo tre legislature, questo volto noto della politica trentina, non potendo più ricandidare localmente, si propone come “volto nuovo” alla politica nazionale. Ricordiamocene il 17 febbraio.

Che dire dunque, in chiusura, se non che auguro a tutti noi di accantonare le cupe visioni della politica nazionale ed egiziana (ma non solo, ché parlo per partigianeria, ovviamente!) nel giorno del Santo Natale, concentrando il nostro pensiero sul rinnovarsi della presenza del vero volto nuovo, quello di Dio fattosi uomo, il nostro Gesù Bambino.

Ma voglio anche lasciarvi questo passo di Anselm Grün in La fede dei cristiani (ed. San Paolo), che leggo come viatico per non cedere in nessun campo, sotto nessuna croce:

“… Non dobbiamo convincere Dio ad essere misericordioso verso di noi. Dio è già qua. Ci viene incontro nel nostro spaesamento. Dio è pura grazia. Si tratta solo di accettare nella vita l’amore di Dio che è irradiato in modo paradossale dalla croce. E la croce dice che incontro Dio proprio nei punti di frattura della mia vita. … La croce diviene per me il vero luogo dell’incontro con Dio. Non devo cercare la croce. Ma quando rifletto sulla mia vita in modo realistico, allora comprendo che è plasmata da numerose croci, che accompagnano la mia strada e sconvolgono il mio modo di pensare, rendendomi aperto al Dio che è proprio lì, dove sembra essere il più lontano possibile dal mondo: sulla croce, nel luogo dell’abbandono, del fallimento, della sconfitta, dell’essere a pezzi”.

Salam! E che sia un Buon Natale!
Simonetta

Ben arrivato in mezzo a noi, Gesù Bambino

2 commenti:

  1. grazie della bella condivisione. abbiamo bisogno di verità, e di pace. e la pace delle parole di Grun è ben accompagnata dalla pace del disegno che hai allegato.
    che sia un Natale di pace!
    salam!

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  2. Grazie a te, Diego, per il continuo confronto,
    che si fa occasione di crescita.

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