domenica 6 gennaio 2013

6 gennaio 2011 - 6 gennaio 2013

Il 6 gennaio del 2011 è stato l'ultimo giorno del mio digiuno, iniziato il 5 dicembre 2010. 
Chiudevo così le mie riflessioni sul periodo di digiuno scritte al mattino del 7 gennaio:

...
La decisione di terminare il digiuno il 6 gennaio è legata oltre che alle questioni di salute, anche al simbolo dell’Epifania.
Il gesto della consegna di doni materiali da parte dei Re Magi al piccolo Gesù, esempio massimo di pura Essenza, semplicità, umiltà, libertà dagli schemi, amore e pace, è un gesto simbolico di grande impatto.
Un Gesù che dimostra come, pur essendo “digiuni” dalle cose materiali, non si manchi di nulla quando a nutrirci è la cosa essenziale: l’Amore.
E quando è l’Amore a governarci, i doni -anche quelli materiali necessari alla vita- arrivano nella misura in cui ci servono.
Sta a noi vederli ed accoglierli.
Simo

Oggi, in ricordo di allora, mi fa piacere riportare il Vangelo del giorno con una breve riflessione e una meditazione di S. Carlo Borromeo.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 2,1-12. 

Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 
«Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». 
All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 
Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 
Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 
E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele. 
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo». 
Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 
Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 
Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 
Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

Riflessione sul Vangelo
Una stella ha guidato i Magi fino a Betlemme perché là scoprissero “il re dei Giudei che è nato” e lo adorassero. 
Il viaggio dall'Oriente, la ricerca, la stella apparsa ai Magi, la vista del Salvatore e la sua adorazione costituiscono le tappe che i popoli e gli individui dovevano percorrere nel loro andare incontro al Salvatore del mondo. La luce e il suo richiamo non sono cose passate, poiché ad esse si richiama la storia della fede di ognuno di noi.
Perché potessero provare la gioia del vedere Cristo, dell’adorarlo e dell’offrirgli i loro doni, i Magi sono passati per situazioni in cui hanno dovuto sempre chiedere, sempre seguire il segno inviato loro da Dio.
La fermezza, la costanza, soprattutto nella fede, è impossibile senza sacrifici, ma è proprio da qui che nasce la gioia indicibile della contemplazione di Dio.
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Meditazione

Notate qui l’insigne Provvidenza di Dio, che ha condotto a lui diverse persone in modi differenti. I Magi videro una stella. E che cosa fecero a quella vista? Senza indugio intrapresero un cammino del quale non vedevano la fine, e seguirono l’astro, lasciando dietro di sé le loro donne, i loro bambini, le loro gioie domestiche. Non li fermarono né il rigore della stagione né la difficoltà della strada. Disprezzando tutte queste cose si predisposero subito alla partenza.
“Ecco che dei Magi vengono da Oriente!”.
Benedetti, in verità, coloro che rispondono così, senza tardare, alla “chiamata di Dio”. E attraverso quale varietà di modi, fratelli miei, egli ci chiama senza sosta! Ci chiama attraverso le calamità, le buone azioni, i doni; ci chiama attraverso delle promesse, attraverso i nostri propri pericoli, gli esempi degli altri. Dirò di più: ci chiama attraverso gli stessi peccati; e non dobbiamo stupircene, poiché, nella sua sapienza infinita, Dio trae il bene dal male.
San Carlo Borromeo

31° giorno (foto ©DinoPanato)

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