sabato 26 gennaio 2013

Strage Port Said, 21 condanne a morte

IL CAIRO - La corte d'Assise di Port Said ha chiesto la condanna a morte per 21 dei 73 imputati nel processo per il massacro allo stadio di Port Said del primo febbraio 2012, quando morirono 74 supporter dell'Al-Ahly del Cairo. La sentenza sarà trasmessa al Gran Muftì, la massima autorità religiosa del Paese che deve autorizzare le esecuzioni capitali. 

Alla lettura della sentenza, nell'aula di tribunale i familiari delle vittime hanno alzato le mani al cielo e gridato "Allah Akbar", ossia Dio è grande, in arabo. Fuori il carcere migliaia di ultras della squadra avversaria, l'Al-Masry hanno cominciato a protestare con violenza tentando di assaltare la prigione in cui sono rinchiusi gli imputati. Negli scontri un uomo ha perso la vita.

Le TV locali hanno mostrato le immagini dei mezzi dell'esercito dispiegati nei pressi del carcere. "Port Said è uno stato indipendente" e "abbasso Morsi e Fratelli musulmani" hanno scandito i manifestanti che hanno incendiato copertoni di auto. La polizia ha lanciato lacrimogeni per contenere l'assalto. 

In una dichiarazione alla televisione di Stato, il giudice ha fatto sapere che annuncerà i verdetti degli altri 52 imputati il 9 marzo. Tra i 73 imputati ci sono anche 9 ufficiali di polizia e tre manager del club avversario. Per loro la sentenza rimane in sospeso. Sono accusati di avere permesso il massacro è peggiore della storia del calcio. Durante l'udienza nelle gabbie degli imputati c'erano solo sei poliziotti. 

Lo stadio di Port Said fu teatro di un'autentica battaglia tra i tifosi locali dell'Al-Masry e quelli della squadra cairota dell'Al-Alhy. Nelle successive proteste al Cairo ci furono altri 16 morti. Secondo molti osservatori gli incidenti furono pianificati dalla polizia o da nostalgici di Hosni Mubarak per vendicarsi degli Ultras dell'Al Ahly che erano stati in prima linea nella rivoluzione contro il Rais.

Fermato dopo la strage il campionato egiziano era ripartito 15 dicembre del 2012, poco meno di un anno dopo.
26 gennaio 2013

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